Al Festival di Sanremo si canterà in dialetto. La novità del regolamento dell’edizione 2010, che sarà presentato ufficialmente lunedì, prevederebbe all’articolo 6 che
"le canzoni dovranno essere in lingua italiana; si considerano appartenenti alla lingua italiana, quali espressione di cultura popolare, canzoni in lingua dialettale italiana e non fa venir meno il requisito dell'appartenenza alla lingua italiana la presenza di parole e/o locuzioni in lingua straniera, purché tali da non snaturare il complessivo carattere italiano del testo".
Ma le novità non finiscono qui. La vera rivoluzione a Sanremo 2010 sarà infatti l’abolizione del requisito della cittadinanza italiana per gli interpreti e per i compositori delle canzoni, secondo quanto scrive un settimanale. Il regolamento del festival prevede infatti che possano gareggiare anche artisti stranieri con canzoni scritte da stranieri, purchè siano eseguite in italiano.
Il primo vincitore a Sanremo è la Lega. Era stato Umberto Bossi, la scorsa estate, a chiedere a gran voce che il dialetto fosse protagonista sul palco dell’Ariston. Il leader del Carroccio aveva rilanciato la proposta di Marco Lupi, presidente leghista del Consiglio comunale di Sanremo, deciso a dedicare una serata alle canzoni “in lingua etnica”.
Senza nulla togliere all’importanza del dialetto è più che lecito chiedersi il senso di tale scelta.
Sicuramente quella di quest’anno si presenta come un’edizione di basso profilo (basti vedere la scelta della conduzione) forse per recuperare gli eccessi dell’anno scorso. Se Sanremo vuole continuare ad essere un mondo a parte, estraneo al contesto musicale che lo circonda questa è la strada giusta.
La sfida della canzone italiana deve essere quella di estendere i propri confini cercando di entrare in nuovi mercati e non di chiudersi in se stessa.