Annunciato lo scorso luglio e creato per essere una piattaforma di lancio verso la nuvola di servizi offerta da Google, Google ChromeOS (Operating System) è il nuovo sistema operativo basato su GNU/Linux sviluppato da Google e presentato ieri in diretta streaming.
Google imperat!
Che Google abbia mire espansionistiche da XVII spagnolo già si sapeva.
Come moderno conquistador del nuovo mondo digitale sta disponendo roccaforti e presidi grazie alla miriade – usare il termine “miriade” è riduttivo – di applicazioni offerte gratuitamente, accessibili a tutti i propri utenti tramite il loro profilo.
D’altronde si sa, l’interesse di Google è portare la gente online. Che facciano uso dei suoi **servizi o che spulcino il web attraverso il proprio motore di ricerca, l’importante è che gli utenti navighino, magari accompagnando la “surfata” con qualche salubre “click” sulle pubblicità che fanno girare il sempre più sonante registratore di cassa di BigG.
Ormai anche gli articoli che riguardano Google sull’Atomo del Male non si contano più, ma ancora una volta la “G” gigante torna a far parlare di sé col lancio di ChromeOS.
Cromo x Cromo = Cromo²
Dopo il lancio, avvenuto poco più di un anno fa, del proprio browser “Google Chrome”, che collocava Google tra le aziende impegnate sul fronte della browser-war – a cui prendono parte Mozilla Firefox, Apple Safari e Microsoft Internet Explorer – adesso Google si lancia anche nella competizione tra i sistemi operativi – Microsoft Windows, Linux, Apple MacOsX – tramite “Google Chrome Operative System”.
E si perché BigG, non contenta che gli utenti utilizzino solamente il proprio browser, ha ben pensato di dar vita ad un sistema operativo ultra-snello basato sul codice aperto di Linux – su Debian per la precisione – perfetto per le basse prestazioni dei sempre più diffusi netbook– di cui gli EeePC di Asus hanno lanciato la moda.
L’idea di Google è semplice: all’utente medio non serve un sistema operativo pesante e esoso di risorse per navigare, tenersi in contatto con gli amici tramite Facebook, vedere video su YouTube o scrivere eMail.
Tutto ciò può essere fatto via web tramite un semplice ambient e – leggasi sistema operativo – con integrate le funzioni base per lanciare un browser – guarda caso proprio Google Chrome – ed accedere a tutti i servizi online, lasciando ai server su cui girano le applicazioni tutto l’onere – e perché no, l’onore – di sobbarcarsi del lavoro di calcolo e immagazzinamento dei dati.
Giocando d’astuzia Google si è avvalsa della comunità open-source– a cui contribuisce attivamente – per confezionare un sistema completamente aperto che fa dell ‘utilizzo di applicazioni online il proprio vanto, tra cui spiccano anche prestazioni di avvio e spegnimento rapidissime, accompagnate da un’occupazione di memoria irrisoria – sopratutto se confrontato con la fame di gigabyte che affligge gli altri sistemi operativi.
Spostando tutti il carico di lavoro e la necessità di spazio di memoria dal computer di casa ai server di Google si è certi di ottenere sempre e dovunque accesso alle applicazioni ed ai dati necessari – connessione permettendo – senza il bisogno di inventarsi soluzioni più o meno efficaci di backup.
Ovviamente l’altro lato della medaglia – che c’è sempre, che si tratti di Google, Microsoft o Willy Wonka – è l’insorgere di qualche maliziosa perplessità: che fine fanno i file salvati da Google? Il sistema operativo non potrebbe inviare – come già fa il browser Chrome – informazioni “anonime” riguardo l’uso che gli utenti ne fanno? E’ veramente assicurata la privacy degli utenti?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Intanto Google ha reso disponibile il codice sorgente del proprio sistema operativo disponibile a tutti gli sviluppatori, promettendone il rilascio a fine 2010 all’interno di netbook e dispositivi portatili– chi ha detto tablet?!
Vera innovazione, trovata pubblicitaria o strumento di costrizione per quei poveri utenti che sceglieranno di utilizzarlo?
Per ora Google – che sa bene come stimolare l’interesse della rete per i propri prodotti – ci ha dato questo assaggino del suo nuovo manicaretto. Non ci resta che aspettare che il forno di BigG continui nella sua lenta cottura: -365 giorni all’assaggio ufficiale!