Il caso Cesare Battisti non è nuovo alle cronache italiane. Ed ora la Corte Suprema Brasilian a, dopo il ricorso presentato a suo tempo dall’Italia contro l’allora decisione del Ministro della Giustizia brasiliano di considerare Battisti un rifugiato politico (quindi non estradabile), si è invece espressa a favore dell’estradizione.
La Corte tuttavia, anche se si è pronunciata a favore dell’estradizione e quindi del rientro in Itala di Battisti, ha stabilito che la decisione finale sul caso spetterà comunque al presidente brasiliano Lula. Sarà quindi quest’ultimo a dire l’ultima parola sulla vicenda.
La Corte ha considerato estradabile Battisti in quanto lo stesso si è reso colpevole di reati comuni, non politici. Meglio tardi che mai si potrebbe dire, finalmente i giudici brasiliani sono riusciti a capire la natura dei reati commessi da Battisti. Condannato (all’ergastolo) in Italia per dei precisi crimini, non per aver espresso certe opinioni politiche piuttosto che altre.
Qualora l’estradizione venisse confermata, anche grazie al lavoro del Governo italiano che ha sempre creduto in essa, i parenti delle vittime potrebbero finalmente aver giustizia dopo anni di attesa e Battisti si assumerebbe una volte per tutte le proprie responsabilità, accertate, è bene ricordarlo, tramite sentenze passate in giudicate e non tramite chiacchiere da bar.
Tocca quindi ora al presidente Lula decidere, anche se la decisione probabilmente non avverrà in tempi brevi, ossia non prima di gennaio.
Ma cosa se ne farebbe il nostro paese di un detenuto in più nelle sue affollate carceri? Perché lo stesso non potrebbe restarsene in Brasile a prendere il sole sulle spiagge di Copacabana sorseggiando un bel mojito? Perchè accollarsi ulteriori problemi? La risposta però è fin troppo semplice : l’estradizione possiede un alto valore simbolico già di per se e serve a rendere un minimo giustizia a quanti hanno perso la vita e ai loro familiari.