La bellezza di 219.000 e rotti minuti fa – quindi il passato remoto è d’obbligo – andai sul sito trailer HD della Apple per dare un’occhiata ai prossimi film in arrivo e notai subito questo “The Man Who Stare at Goats”. Incuriosito dal titolo ed invogliato dal cast di tutto rispetto mi guardai un paio di volte il trailer, rimanendone estasiato: dovevo vederlo!
Finalmente la mia curiosità è stata soddisfatta, risultato? Nù Giuiell’! Guerrieri Jedi!
“L’uomo che fissa le capre”, quale titolo migliore per un film dove il nonsense ed il grottesco si mischiano alla satira graffiante dell’America post-Iraq, ma andiamo con ordine.
Nel 2004 il giornalista Jon Ronson pubblica un libro intitolato – appunto – “The Man Who Stare at Goats”, in cui riporta il risultato delle sue indagini riguardo agli esperimenti condotti – dagli anni ‘70 fino ad oggi – dall’esercito USA su soldati considerati ”paranormali”.
Lo scopo di tali esperimenti è far chiarezza sulle reali capacità della mente umana, addestrando un corpo d’élite formato da commando psichici che avrebbero potuto, tra le altre cose, leggere la mente, passare attraverso le pareti ed uccidere i propri nemici solamente fissandoli.
Trama già sentita? Vero, peccato che non si tratti di un fumetto, ma della vita reale.
Se durante la visione del film vi direte “che Razzate pazzesche” vedendo gli iracheni torturati con la sigla di Barney & Friends o sentendo parlare di “capre de-belatizzate”, sappiate che è tutto vero, come è vera la diffusione dell’LSD tra i nascenti gruppi hippy da parte dell’US Army per testarne gli utilizzi.
Prendendo come base l’opera di Ronson, l’esordiente regista Grant Heslov ha dato vita ad un film leggero e godibile, che fa della demenzialità e del grottesco la propria bandiera, ma che comunque non lascia nulla al caso e adempie al proprio compito di denuncia.
More than a Feeling
In “L’uomo che fissa le capre” – il film – la vicenda viene narrata in prima persona da Bob, alter-ego di Ronson e giornalista provincialotto e un po’ smarrito – interpretato da Obi Wan Kenobi (Ewan McGregor) – che, lasciato dalla moglie, decide di partire alla volta dell’Iraq come giornalista di guerra.
Il tapino è alla ricerca della storia della sua vita, ma sembra proprio non avere fortuna. Quanto tutto e tutti gli voltano le spalle Bob incontra l’uomo del destino: Lyn Cassidy – un George Clooney più fricchettone e suonato che mai.
Lyn, ex sergente dell’esercito USA, introduce un incredulo Bob all’interno del proprio mondo. Seguendo lo sconclusionato “guerriero Jedi” nella sua missione segreta, impara la storia dell’“Esercito Nuova Terra”, capitanato da Bill Django,– Jeff Bridges, il “Drugo” del Grande Lebowski – reduce del Vietnam e convito sostenitore del movimento New Age per scopi militari.
Parallela alla rocambolesca avventura mediorientale di Bob, i flashback di Lyn raccontano la storia della propria unità, di come le ingenuità e le esagerazioni della cultura hippy portarono alla nascita ed allo sviluppo di veri– o almeno presunti – poteri e di come tutto questo fu “rovinato” dai militari.
Non vi racconto altro sul film, piuttosto guardatevelo e godetevi l’inaspettata sinergia del duo Clooney-McGregor e la sua – strampalata – storia fino alla fine.
Un’ultima cosa, non fermatevi alle apparenze, andate oltre la cortina di superficialità delle gag: in “The Man Who Stare at Goats”non è la demenzialità a farla da padrone, ma la satira.
L’esercito americano, le multinazionali militarizzate impegnate nella ricostruzione irachena, il movimento hippy, i media odierni, questi ed altri sono i temi che, sempre suggeriti e mai forzati, vengono presentati in tutta la loro snaturata – ed esilarante – verità.
I militari avranno veramente sviluppato dei poteri? Sono tutte buffonate? Chissà, d’altronde “la beffa più grande del diavolo è far credere al mondo che lui non esiste”.