Dopo aver perso la poltrona di Venezia, un nuova questione spinosa attanaglia Brunetta.
La rivoluzione digitale sarebbe dovuta partire a gennaio. Poi l’auspicata semplificazione dei rapporti tra medici e P.A è slittata al 3 aprile. Ma i certificati di malattia continuano ad essere scritti solo su carta: di quelli digitali annunciati dal ministro Brunetta non ne è partito uno.
Da Aprile e per 3 mesi dovrebbe essere attivo il doppio regime che consente ancora il rilascio di quelli cartacei, poi i dati dovrebbero essere inviati solo via web. Ma per ora tramite internet «non è partito verso l’Inps neanche un certificato – spiega Giacomo Milillo, segretario della Federazione Italiana Medici di famiglia – ci sono molti problemi da risolvere». Quali? «Non in tutta Italia funziona la banda larga, così dopo le visite a domicilio in luoghi come le comunità montane non è possibile rilasciare subito il certificato».
E il mancato invio è sanzionabile con la perdita della convenzione. Non solo: il medico, prescrive il decreto, può essere punito anche se la malattia non è oggettivamente riscontrabile. «Se un paziente viene da me – spiega Milillo – e mi dice di avere la cefalea, teoricamente io non potrei fare il certificato, pena sanzioni. Un problema che il governo ha detto di voler risolvere con un intervento legislativo di interpretazione».
L’ Ordine dei Medici a nome di quasi tutti gli iscritti chiede al ministro Brunetta il ricorso all’autocertificazione per quelle malattie fino a due giorni di assenza, che oltretutto semplificherebbe la vita di medici e assistiti.
Non ci resta che aspettare per giudicare se il Ministro Anti-fannulloni l’ha pensata giusta sta volta oppure se si è trattato dell’ennesimo esempio della politica di falsi annunci del Governo.