Marea nera, Obama propone una tassa a carico delle compagnie petrolifere.
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Marea nera, Obama propone una tassa a carico delle compagnie petrolifere.

Il presidente Usa Barack Obama dopo il disastro della piattaforma petrolifera al largo delle coste della Louisiana propone di tassare le compagnie petrolifere per poter finanziare la sicurezza con una tassa supplementare di un centesimo di dollaro a barile. La somma raccolta (stimata in 118 milioni di dollari l’anno) potrebbe finire in un fondo destinato a un programma di risposta ai rischi di marea nera.

Obama si scaglia quindi contro petrolieri, indignato per lo scambio continuo di responsabilità ed intenzionato a fare pagare agli stessi tutti i danni provocati dall’esplosione della piattaforma petrolifera fino all’ultimo centesimo. E pensare che fino a poco tempo fa lo stesso presidente Usa aveva dato il via a un programma di trivellazioni off-shore. Per poi tornare frettolosamente sui propri passi dopo il disastro..

Nel frattempo mentre l’amministrazione di Washington suggerisce di alzare a un miliardo e mezzo di dollari il tetto per gli indennizzi il governo federale propone di innalzare, da otto a nove centesimi al barile (10 centesimi, invece, dal 2017), la tassa per sostenere il fondo di responsabilità per danni ambientali. Fondo che ora viene utilizzato per finanziare la pulitura e la protezione delle coste minacciate dalla fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico.

Misure probabilmente tardive che nell’immediato non risolvono granché. La mare nera infatti, nel frattempo, non accenna ad arrestarsi. La cattiva notizia giunge da 1500 metri di profondità, dove il petrolio, mescolato a gas naturale, continua a fuoriuscire dalla piattaforma danneggiata e a riversarsi nell’oceano al ritmo di almeno 750.000 litri al giorno.

Falliti i tentativi di tappare lo squarcio prima con una cupola di cemento poi con una di minori dimensioni, si proverà ad installare nella falla un un tubo di 15 centimetri di diametro per aspirare il greggio. Nel frattempo sono state avanzate molte proposte per fermare la quotidiana fuoriuscita, tra le quali quella di utilizzare la bomba atomica o quella di “tappare” il buco con uno speciale tappo di gomma ed altri materiali.

Intanto giungono altre sconcertanti rivelazioni sugli eventi che hanno portato al disastro ambientale e non solo : la mattina dell’incidente il pozzo petrolifero non avrebbe superato un test chiave sulla pressione. E a causare l’esplosione sarebbe stato proprio un guasto idraulico nel meccanismo di sicurezza incaricato di sigillare il pozzo petrolifero in caso di improvvisa pressione.