Recensione dell'ultimo cd di Ligabue: Arrivederci Mostro.
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Recensione dell'ultimo cd di Ligabue: Arrivederci Mostro.

E’ uscito lo scorso 11 maggio 2010 “Arrivederci Mostro”, l’ultima fatica del Liga Nazionale, a distanza di 20 anni esatti dal primo album “Ligabue”.

Arrivederci Mostro è diverso dagli ultimi cd del Liga. Ha bisogno di più di un ascolto sicuramente per esser apprezzato e mostra un Ligabue più narratore del solito.

L’album si apre con “Quando canterai la tua canzone”, il brano è caratterizzato da un riff molto “grintoso” e da un’esplosione di chitarre nei ritornelli in pieno stile Ligabue.

La seconda traccia “La linea sottile” ha un bel testo ricco di rime con una musica piacevole e rilassante, tuttavia niente di nuovo.

E’ con “Nel tempo” che il rocker di Correggio inizia a stupirci con una base al limite del punk rock e con un testo molto bello e pieno di riferimenti agli anni ‘60 e ‘70. Si citano Zorro, Blek, Carosello, Lavorini, Berlinguer, Moro e via dicendo.

Segue la classica ballata d’amore alla quale Ligabue ci ha abituati da una decina di anni a questa parte con “Ci sei sempre stata”. Possiamo paragonarla a “L’amore conta”, ma è decisamente fatta meglio sia a livello di testo che musicalmente; impreziosita da un buon assolo finale.

Ma è con “La verità è una scelta” che finalmente si sente qualcosa di diverso. Un rock un po’ più sperimentale e aggressivo quasi da Rammstein di Linderman con un ritmo quasi “sincopato” condito da un testo molto duro e deciso.

“Caro il mio Francesco” è una lettera sotto forma di musica che ha come illustre destinatario il cantautore emiliano Francesco Guccini. Liga più che cantare, parla e accusa i colleghi riprendendo il tema già svolto nel “l’avvelenata” di Francesco Guccini. Per chi come me ama allo stesso modo Guccini e Ligabue si tratta di pura poesia.

“Atto di fede” è una sorta di “inno positivo” alla vita che inizia su un tappeto di tastiere per poi esplodere in un forte rock da stadio.

“Un colpo all’anima”, il primo singolo estratto dall’album, è forse la canzone più piatta ma spezza la tensione con un ritmo scanzonato e molto estivo.

“Il peso della valigia” è forse la canzone più bella dell’album. Con un testo che inizialmente nacque come una poesia pubblicata nella raccolta di poesie “Lettere d’amore nel frigo” del 2006.

Molti fans storceranno il naso all’ascolto di “Taca banda”, nata da una jam session in cui alla batteria siede il figlio undicenne Lenny, e nei cori sono presenti amici e parenti, ma il brano va preso per quello che è, ovvero un esperimento, un gioco.

Questa canzone allegra è stata messa qui forse con l’intenzione di preparare l’ascoltatore al pugno nello stomaco che avrebbe ricevuto ascoltando la canzone successiva “Quando mi vieni a prendere”. Una canzone straziante e dolorosa che parla della tragedia avvenuta a Dendermonde vicino a Bruxelles, il 23 gennaio 2009, quando un ragazzo munito di coltello si è recato in asilo nido e ha ucciso 2 bambini, una maestra e ferito altri innocenti spettatori di quella tragedia. Tutto raccontato dagli occhi di un bambino. E’ la canzone più lunga e drammatica e anche commovente della sua carriera, non esagero definendola un capolavoro.

L’ultima traccia “Il meglio deve ancora venire” riaccende il rock e la voglia di vivere .

Speriamo che “Il meglio deve ancora venire” sia anche una promessa per una prossima opera.