in primo grado che in sede civile ha inflitto alla Fininvest un pagamento di 750 milioni di euro a favore della Cir di De Benedetti per il cosiddetto Lodo Mondadori, il cavaliere è in cerca di una soluzione che eviti l’esorbitante pagamento prima che la vicenda approdi in Cassazione.
Dato che per i processi civili non c’è amnistia nè indulto che tenga la soluzione deve necessariamente passare per altre vie, vie ammantate da un’apparente regolarità.
Dietro la scusa della lentezza e delle inefficienza dei processi civili in Italia già a luglio si è tentato di inserire nella manovra economica un emendamento in grado di riscrivere le regole per i processi civili pendenti.
Ma il tentativo, a causa delle proteste delle opposizioni, è fallito.
Prima la sospensione, articolata in due fasi, due-tre mesi per prendere la decisione se seguire oppure no la strada alternativa a quella tradizionale, poi altri sei mesi per permettere all’ausiliario del giudice di costruire una soluzione processuale. Poi la decisione delle parti e l’opzione tra l’assenso alla mediazione o il rifiuto. Con il rischio per il perdente di vedersi accollate tutte le spese per aver rifiutato la via breve.
Con l’introduzione dunque di una nuova figura , l’ausiliario del giudice, non un magistrato di carriera, ma avvocati, notai, avvocati dello Stato, docenti o ricercatori universitari, anche magistrati in pensione, che assumono un processo con l’obiettivo di chiuderlo.
Il tutto per concludere, e in fretta, un unico processo. Poco importa se altre 5 milioni di cause civili rischino di essere compromesse.