I provocatori del tricolore.
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I provocatori del tricolore.

Venezia **12 settembre 2010. Nel capoluogo veneto si sta svolgendo la Festa dei popoli padani. Un gruppo di persone si dirige verso la manifestazione con il tricolore.** Ed è questo punto che cominciano i problemi..

Fermati ed identificati dalla polizia per avere con noi il tricolore. Insultati e derisi da decine di leghisti esaltati ed urlanti - rischiando il linciaggio da parte di questi ultimi e una denuncia (per manifestazione non autorizzata e per aver provocato disordini) da parte della polizia”.

Questo quanto successo secondo la denuncia di un consigliere comunale di Venezia Marco Gavagnin della lista Cinque stelle e del Blogger Paolo Papillo di Informazione dal basso.

I due, domenica scorsa, hanno voluto provare cosa sarebbe successo a passeggiare per Venezia con indosso una bandiera italiana. Forse una provocazione, certo, ma dai risvolti a dir poco imbarazzanti.

Così continua il loro racconto:

Siamo stati identificati noi, non quelli che ci insultavano; e ci avrebbero senz’altro aggrediti, se non ci fosse stato il cordone di polizia a proteggerci. Ci hanno cacciato, accompagnati distanti dal luogo della manifestazione leghista e fatti disperdere”.

Subito dopo decine di leghisti (uomini e donne, vecchi e giovani) ci hanno spintonato e strattonato, cercando anche di sottrarci le telecamere; ci hanno insultato anche pesantemente, con vari improperi che andavano da “pirla” a “cretini”, da “pagliacci” a “omossessuali” e “culattoni”. Naturalmente ci hanno accusati di essere “comunisti”, dei “rompicoglioni”, o più semplicemente dei “lazzaroni”: “andate a lavorare!” ci dicevano, “andate a casa!”.

Eravamo in una decina ci eravamo incamminati lungo il ponte dopo il quale iniziava a svolgersi la manifestazione leghista, ci è stato impedito da agenti in tenuta antisommossa e da uomini della Digos di proseguire verso Riva dei Sette Martiri e Via Garibaldi: luoghi paradossalmente scelti quali teatro della manifestazione di questa forza di governo che non si riconosce nei simboli della nostra Repubblica e ne disconosce la storia scritta nel sangue di tanti patrioti. Sì, perché  i sette martiri veneziani a cui è intitolata la riva sono partigiani morti durante Resistenza al grido di “viva l’Italia””.

Identificati gli uni e non gli altri (coloro che insultavano e deridevano). Portare e indossare il tricolore, su quello che è ancora oggi il suolo nazionale, come una manifestazione non autorizzata o contro l’ordine pubblico.

L’Italia, a pochi mesi dai 150 anni dell’unità nazionale, si copre così divisa e in lotta. Senza valori unificanti e in grado di unire l’intera collettività, prevalgono le realtà locali e i particolarismi. Un Governo (o una parte di esso) che non si riconosce nei simboli dello Stato che lo stesso rappresenta.

Un Italia certamente all’insegna del federalismo ma probabilmente anche più povera.