A beat for peace. Un battito per la pace in Sudan.
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A beat for peace. Un battito per la pace in Sudan.

Il prossimo anno ci sarà un referendum in Sudan per stabilire se la regione sud dello stato diventerà o meno indipendente dal nord del paese. La scelta potrebbe provocare nuovi conflitti in una terra già abbondantemente martoriata dalle guerre, soprattutto quelle tra civili.

L’iniziativa “A beat for peace” è della coalizione internazionale “Sudan 365”, di cui fanno parte 26 organizzazioni e associazioni impegnate nella difesa e la promozione dei diritti umani fra queste anche “Italians for Darfur”.

Così lo scorso 19 settembre dal Kenya alla Gran Bretagna, dall’Italia agli Stati Uniti, dall’Egitto alla Danimarca, gli attivisti di “A Beat for peace” sono scesi contemporaneamente in piazza per manifestare sostenuti da famosi musicisti come Stewart Copeland dei Police, Phil Selway dei Radiohead, Nick Mason dei Pink Floyd, Will Champion dei Coldplay che hanno anche realizzato un video musicale per sostenere l’iniziativa. Testimonial per l’Italia, il percussionista e cantante Tony Esposito.

Il nord e il sud del Sudan hanno combattuto una guerra civile per ventidue anni, durante la quale hanno trovato la morte più di un milione e mezzo di civili. Il conflitto si è concluso, almeno sulla carta, nel 2005 con l’Accordo di pace comprensivo (Cpa), ma la cui efficacia è stata più volte messa in discussione a causa di alcuni punti cruciali nel documento che non si sono ancora risolti. Il Governo del sud Sudan (Goss) possiede la maggior parte dei pozzi petroliferi e delle aree di esplorazione che fanno tanto gola al governo di Khartum e alle aziende petrolifere straniere, maggiormente rappresentate dalla Cina.

Il popolo del Sudan ha sperimentato 22 anni di guerra civile – ha ricordato Antonella Napoli durante la presentazione della campagna ‘Sudan 365’ – e oggi si è sull’orlo di un nuovo conflitto. Riteniamo reale il rischio che l’accordo possa essere disatteso e che la tregua sia ‘rotta’, favorendo il ritorno della furia devastante della guerra, con disastrose conseguenze per il popolo del Sudan e per l’intera regione”. “ Per questo chiediamo al nostro Governo – ha concluso il presidente di Italians for Darfur – testimone dell’attuazione dell’accordo del 2005, di produrre un intenso sforzo diplomatico nel prossimo anno, sfruttando i buoni rapporti sia politici sia commerciali con il Sudan, per chiedere il rispetto di quel trattato garantendo così il mantenimento della pace”.