Gli sgoccioli dell’estate in un settembre estivo.
Fine della sessione di esami, inizio delle lezioni.
Mancano ancora pochi giorni di “vacanza” e un nuovo anno accademico inizierà.
I recenti tagli ai bilanci – a detta del ministro Gelmini, “inesistenti” – smuovono animi e coscienze: sulla carta l’annunciata riforma consentirà ai ricercatori di avvalersi di due contratti triennali al termine di ciascuno dei quali ci sarà una valutazione e la possibilità di accedere all’abilitazione nazionale ed avere così una progressione di carriera.
Tutto rosa e fiori?
Se nella teoria è cosi, nella pratica questa “nuova” ha generato proteste e dissensi in buona parte dei ricercatori universitari.
Il perché di questa protesta?
Il DDL “Gelmini”, colpisce duramente i ricercatori, sostituendone il ruolo con la figura del ricercatore a tempo determinato(RTD).
Questa sostituzione ha un duplice effetto negativo:
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rendere impossibile la progressione di carriera degli attuali ricercatori, a prescindere dal loro merito;
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istituzionalizzare una figura precaria con prospettive di inserimento nel mondo accademico forse peggiori.
I ricercatori cercano di sensibilizzare il pubblico sul declino di investimenti che lo Stato dedica all’università.
L’università italiana è considerata eccellente a livello mondiale, per qualità della produzione scientifica e dei laureati che forma, ma i recenti tagli – L. 133/08, L. 1/09 e la manovra straordinaria di luglio – porteranno il sistema al declino.
La rinuncia all’attività didattica non costituisce sciopero per la figura del ricercatore, il cui unico compito istituzionale, è la ricerca scientifica.
Risultano così eclatanti le dichiarazioni di alcune importanti figure, che sostengono che i ricercatori non possono continuare a percepire lo stesso stipendio senza “fare lezione”.
Il DDL Gelmini è ora in discussione alla Camera.
L’obiettivo è di fare pressione sul legislatore, dimostrando l’importanza dei ricercatori nel sostegno all’offerta didattica universitaria, ma anche di dare la massima divulgazione possibile ai problemi attuali e alle prospettive dell’università.
Tutto ciò, ovviamente porterà a un rinvio delle lezioni di un cospicuo numero di atenei, il PDL, dal canto suo si sta mobilitando affinché questo non avvenga.
Inviato da Daniela