Il diritto allo studio universitario sembra destinato a scomparire nell’imminente futuro nel quasi assoluto silenzio generale.
I numeri non lasciano dubbi: il fondo che finanzia le borse di studio nel 2010 è pari a 96 milioni di euro, ma nel 2011 sarà di 70 milioni di euro circa: dopo un trend di risorse crescenti – quadruplicate dal 1998 al 2009 – si fa un balzo indietro di una dozzina di anni, a quando il Fondo ammontava a 77 milioni di euro. La vincita al Superenalotto mette a disposizione più risorse.
In Francia e Germania la politica a supporto degli studenti è invece presa sul serio. Su una popolazione di due milioni di studenti, circa mezzo milione beneficia di borsa di studio, per una spesa annua di 1 miliardo e 400 milioni di euro, una cifra da capogiro. La mobilità studentesca è resa effettiva dalla disponibilità di posti letto, ed è noto che il costo dell’alloggio è quello che pesa di più nel budget di spesa degli studenti fuori sede. Nei due paesi cugini tra i 160 e i 180 mila studenti alloggiano in residenza universitaria, contro i 41 mila dell’Italia.
La più alta quota di studenti “casalinghi” che caratterizza il nostro Paese forse non è solo una questione di attaccamento alla famiglia. Se si introducesse un contributo alloggio, un aiuto monetario per l’affitto, come in Francia dove ne beneficiano 700 mila studenti, i supposti “bamboccioni” resterebbero tali?
È emblematico il caso del Piemonte, una delle poche realtà in Italia in cui avere diritto alla borsa ha sempre equivalso a riceverla, che ha ridotto lo stanziamento all’ente per il diritto allo studio da 25 milioni di euro nel 2009 a 6 milioni di briciole nel 2011 (ma prevede di destinarne cinque in più per i buoni scuola).
Addio diritto allo Studio? Finchè Scuola, Ricerca, Innovazione verranno considerate solo un costo, e non un investimento per il futuro, purtroppo sì.