Mentre alla Camera e al Senato si decidevano le sorti del Governo Berlusconi Roma bruciava. Non è stato un giorno di tensione solo tra i banchi di Palazzo Montecitorio e Palazzo Madama ma anche per le strade, le vie e le piazze della capitale. Dove, alla fine della giornata, si contano feriti, devastazioni, veicoli incendiati e numerosi fermi.
Ma andiamo con ordine.
La giornata si apre con la protesta (pacifica) di una parte d’Italia : universitari, studenti, precari, centri sociali, cittadini dell’Aquila e metalmeccanici giungono a Roma per prendere parte a diverse manifestazioni (proteste e manifestazioni che si sviluppano nel frattempo in tutta la penisola, a Palermo ad esempio vengono occupati aeroporto e stazione mentre a Milano un gruppo di manifestanti irrompe nella sede della Borsa).
Mentre i vari cortei si congiungono e manifestano per le strade della capitale alle ore 12.45 scoppia il primo tafferuglio. Il preludio alla guerriglia urbana che si scatenerà di lì a poco.
Intorno alle 13 infatti si registrano i primi scontri tra studenti e agenti. Un gruppo di giovani, posti alla testa del corteo, cerca di oltrepassare i nastri gialli posti dalla polizia municipale per impedire l’accesso al Senato presso Corso Rinascimento. Gli agenti, in tenuta antisommossa, reagiscono con il lancio di fumogeni e li costringono alla ritirata.
Sembra finità lì, ma non è così.
Il corteo prosegue la sua marcia ma nella massa cominciano a distinguersi i primi giovani con il volto nascosto e in giacca nera o mimetica. Con, in mano, i primi sanpietrini.
Intorno alle 15, quando ormai il Governo ha ottenuto la fiducia, un gruppo di una cinquantina di persone presso via del Corso attacca i blindati delle forze dell’ordine. La situazione, nonostante gli inviti alla calma, degenera. Volano pietre, bastoni, bombe carta e materiale di vario genere. Che proviene in larga parte da cantieri, panchine divelte, pesanti bidoni ornamentali in ghisa e da motorini distrutti.
Lo scontro è durissimo e continuo. Un finanziere, aggredito da un gruppo di giovani, impugna, mentre è a terra, la pistola d’ordinanza (in teoria, per impedire che la stessa gli venga sottratta). Nell’aria vola, praticamente, di tutto. La giornata si conclude con un centinaio di feriti e oltre 4o fermati.
Roma, nel frattempo, brucia.
E una parte d’Italia, pacificamente (quella più vera) e non, protesta. Perché, probabilmente per la prima volta dopo tanti anni, ha paura di perdere qualcosa di molto importante : la speranza di avere un futuro.