Necromorfi, a galloni
Devo confessarlo, non sono mai stato un amante del genere horror.
Film, libri, videogames, ho sempre considerato il genere una sotto-categoria un po’ trash che punta su sangue, fifa e budella per impressionare lo spettatore/lettore/giocatore e dargli quello sprizzo di adrenalina che cerca.
Ecco cos’era il primo Dead Space, un survival horror ambientato nel futuro con protagonista il malcapitato ingegnere minerario Isaac Clarke che, cercando di salvare la pellaccia, scopre l’esistenza di una razza aliena – i necromorfi – capace di infettare i cadaveri dell’equipaggio per dar vita ad aberranti creature pronte ad ucciderlo nei modi più atroci.
Durante il suo peregrinare tra la nave Ishimura ed il pianeta Aegis VII, scopre la losca trama ordita dalla chiesa di Unitology, una setta religiosa devota ad un dio ancestrale ed ipertecnologico, il cui artefatto, chiamato “Il Marchio”, è causa della comparsa dei terribili alieni.
Il ruolo di Clarke sarà quello dell’eroe involontario. Tra mille pericoli e peripezie dovrà assicurarsi di distruggere il nefasto simulacro per scongiurare l’imminente, quanto prossima, fine dell’universo.
Dead Space 2
Il primo Dead Space, in tutta la sua ruvidezza, era un videogame pensato espressamente per giocatori avvezzi alla tensione, tanto che per una fetta consistente del pubblico era difficile sopportare più di un’ora di gioco a causa della tensione accumulata.
Impressionante, non c’è che dire.
Consci dei punti di forza e delle pecche del primo capitolo, i programmatori della Visceral Games – un nome, un programma – hanno raddrizzato il tiro di una saga che, al contrario, poteva infilarsi in un “cul de sac” orrorifico dal dubbio successo.
Nel secondo capitolo ritroviamo il povero Clarke, rinchiuso nell’ospedale psichiatrico della stazione spaziale Titan, ossessionato dalle continue visioni degli orrori sperimentati tre anni prima.
Per il tapino non ci sarà riposo, un nuovo – ed inspiegabile? – attacco dei necromorfi semina morte e distruzione sulla base. Clarke scopre che il Marchio, che era andato distrutto nel primo capitolo, è stato ricostruito dal governo sulla base dei sui ricordi.
La storia si ripete: sarà nuovamente compito di Clarke trovare il modo di scongiurare per l’ennesima volta la minaccia aliena, portando a casa la sacrosanta pellaccia.
Come? Grazie ad un corredo di armi ed armature, rivisto e corretto, che spaziano dalla classica RIG – l’armatura dal particolare elmo luminescente – alle sue declinazioni aggressive o difensive, passando ad armi più o meno convenzionali come pistole al plasma, spara arpioni e chincaglierie varie. A queste si affianca un sistema “simil-RPG” dove, grazie ad esperienza e “nodi energetici”, sarà possibile aumentare le statistiche e le qualità dell’armamentario di Isaac, rendendogli la carneficina aliena un po’ più semplice.
Punti a questo giunto (energetico)…
Come scritto in precedenza, mi sono avvicinato a questo gioco con relativa diffidenza, memore della personale avversione per il genere.
Al contrario il cocktail shakerato dai Visceral Games è una perfetta miscela di horror ed azione, in cui gli elementi angoscianti del primo capitolo sono solo un ricordo, per lasciare a pochi ma mirati colpi di scena il compito di accalappiare l’attenzione del giocatore e mantenere viva la tensione.
Il resto viene completato da una trama ossessionata quanto interessante, un ricercato stile cinematografico che pervade inquadrature e movimenti di camera ed una grafica finemente lavorata che caratterizza espressioni facciali e movenze umane ed affini.
Lungi dall’essere un titolo epocale, Dead Space 2 rimane ad ogni modo uno dei migliori titoli provati in questo primo 2011 avaro di nuove uscite.
E voi cosa aspettate ad inserire il DVD nel lettore ed immergervi nel cruento e terribile mondo di Isaac Clarke?