14.194,76 **miliardi di dollari. E’ l’incredibile cifra record raggiunta dal debito pubblico americano. Gli Stati Uniti hanno tempo fino al 2 agosto 2011 per alzare il tetto massimo del debito, fissato per legge. Se questo non accadrà dal giorno successivo gli Usa potrebbero finire in bancarotta**.
Il pericolo però, ad 1 giorno dal rischio default, sembra definitivamente allontanarsi. Dopo numerosi tentativi di raggiungere un accordo il presidente Obama ha annunciato infatti il raggiungimento di un compromesso tra democratici e repubblicani per evitare la bancarotta.
Il piano prevede innanzitutto l’innalzamento del tetto del debito pubblico, in modo tale che il tesoro americano possa emettere nuovi titoli pubblici e che non venga interrotto il regolare pagamento di stipendi, pensioni e cedole sui titoli di Stato.
Il rialzo del tetto del debito è previsto in 2 fasi. Una prima, immediata, prevede un amento del debito per un ammontare di 900 miliardi di dollari accompagnato da tagli alla spesa pubblica per 917 miliardi.
La seconda fase invece (per un ulteriore aumento del tetto del debito tra i 1.100 e 1.500 miliardi) è invece condizionata a nuovi tagli di spesa per un totale equivalente all’aumento del debito. I nuovi tagli dovranno essere definiti da una commissione paritetica nominata dai quattro leader democratici e repubblicani di Camera e Senato e qualora la commissione non arrivi a un accordo in tempo utile, scatteranno tagli automatici suddivisi per il 50% sulle spese di difesa e per il 50% su spese sociali, incluso il Medicare (cioè l’assistenza sanitaria agli anziani).
Non è infine prevista l’introduzione di nuove tasse, così come richiesto dai repubblicani.
Il compromesso segna allo stesso tempo una mezza vittoria e una mezza sconfitta per il presidente americano. Una mezza vittoria perché Obama riesce ad evitare una catastrofe economica per il proprio paese, una mezza sconfitta perché lo stesso vede naufragare quelle riforme sociali e quella politica economica faticosamente seguita nei mesi precedenti.