Anticipato il pareggio di bilancio al 2013. E poi?
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Anticipato il pareggio di bilancio al 2013. E poi?

Nonostante fino a soli tre giorni fa il nostro Presidente del Consiglio ci aveva rassicurato dicendoci che dovevamo stare tranquilli e che tutto andava bene, spinto dalle pressioni della Bce ieri insieme al suo fido-litigioso Tremonti ha annunciato al paese l’anticipo del pareggio al 2013, l’introdurre il pareggio di bilancio in Costituzione, la r iforma del mercato del lavoro e la “madre di tutte le liberalizzazioni”, ovvero “tutto è libero tranne ciò che è vietato”.

L’anticipo del pareggio al 2013 era il minimo che si potessse fare. Il problema è come questo pareggio verrà raggiunto. Fra le norme che verranno anticipate di un anno c’è una norma di salvaguardia capestro: in caso di mancato raggiungimento entro il settembre 2013 di risparmi fino a 20 miliardi nell’ambito della riforma fiscale, si prevede un taglio drastico, lineare, di molte agevolazioni fiscali che oggi vanno a vantaggio soprattutto delle famiglie più povere.

Gli altri tre provvedimenti annunciati ieri sono specchietti per allodole.

L’inserimento dell’obbligo di bilancio in pareggio nella Costituzione è addirittura una norma sbagliata. Ci può mettere nelle stesse condizioni in cui si è trovato Obama nelle ultime settimane. Supponiamo che il nostro Paese si trovi a fronteggiare un rialzo dei tassi di interesse inaspettato oppure una recessione internazionale dopo aver approvato un bilancio in pareggio. Come potrà essere finanziata questa spesa aggiuntiva senza che il provvedimento venga dichiarato incostituzionale?

La riforma del mercato del lavoro e la modifica dell’articolo 41 la cosiddetta “madre di tutte le liberazione” sembrano concetti astratti citati solo per dire qualcosa, in realtà in nessuno dei due casi c’è un vero progetto anche perchè vi ricordo che fino a Mercoledì tutto andava bene.