Le avventure di Tintin - Il segreto dell'Unicorno
thesave thesave

Le avventure di Tintin - Il segreto dell'Unicorno

Se come il sottoscritto avete passato i pomeriggi degli anni ‘90 davanti a “mamma” TV guardando Bayside School e Solletico, ricorderete sicuramente il cartone di un reporter peldicarota che, insieme all’inseparabile cagnolino Milù, andava per deserti, mari e cieli , rincorrendo avventure e scoprendo misteri.

Ovviamente sto parlando di Tintin, personaggio uscito dalla matita dal fumettista belga Hergé nel lontanissimo 1929, che, realizzando un sogno inseguito per 30 anni, Spielberg ha portato sul grande schermo insieme a Peter Jackson – Signore degli Anelli, King Kong – anche grazie all’apporto tecnologico della Weta Digital. Il Segreto dell’Unicorno

E’ sorprendente il fortissimo legame che viene a crearsi con gli eroi della propria giovinezza, sarà perché ci ricordano di un tempo felice e spensierato, nel quale si credeva a tutto ed un semplice cartone animato bastava per farci immergere in un’avventura senza fine.

E’ proprio con questo spirito che Spielberg – tornato dietro la cinepresa per l’occasione – traspone il personaggio di Hergé, con tutta la carica di avventura e amore per il mistero che hanno fatto grande il fumetto.

Utilizzando la tecnica del performance capture – la stessa che ha dato “vita” ai Navii di Cameron – il regista di E.T. si è avvalso di un gruppo d’eccezione che, oltre al già citato Peter Jackson e la sua Weta Digital, conta tra i suoi ranghi le eccezionali musiche di un compagno d’armi come John Williams e di un cast d’attori tra i quali figurano Jamie Bell, Andy Serkis e Daniel Craig.

La trama, attingendo a piene mani dai fumetti, prende piede dall’albo “Il Segreto dell’Unicorno” – al quale si aggiungono “Il Granchio d’Oro” e “Il Tesoro di Rackham il Rosso” – in cui viene presentato il giovane Tintin che, insieme all’inseparabile Milù, compra un rarissimo modellino di veliero – l’Unicorno – ad un mercatino dell’antiquariato.

Subito dopo l’acquisto viene fermato da Ivan Sakharine, un misterioso figuro che vuole a tutti i costi il modellino. Ovviamente Tintin, sentendo odore di mistero, rifiuta l’offerta. Da qui al rapimento da parte degli sgherri di Sakharine il passo è breve, ma grazie a Milù e ad un nuovo amico, il Capitano Haddok della SS Karaboudjan, Tintin riesce a scappare e a mettersi alla ricerca dei 3 modellini di veliero che contengono le indicazioni per ritrovare il tesoro Rackham il Rosso. Le Avventure di Tintin 

Spielberg sceglie per un approccio “tradizionale” non solo sulla trama – che ricalca quella del fumetto – ma anche sul montato e le riprese che, pur trattandosi di un film in computer grafica, sono molto più simili a quelle di un Indiana Jones – creatura di Spielberg e Lucas– piuttosto che a un Toy Story o Shrek, confermando che la tecnologia non deve rimanere relegata ad un target necessariamente puerile.

L’amore per il soggetto traspare soprattutto dalla caratterizzazione di locations e personaggi, così particolareggiata da rasentare il maniacale. Foto-realismo a parte, il film è costellato da una miriade di rifiniture – azioni in secondo piano, oggetti sullo sfondo, continui rimandi alle pellicole di Spielberg – che possono sorprendere anche lo spettatore più attento.

Standing Ovation per il cameo dello stesso Hergè, intento a ritrarre il protagonista all’inizio della pellicola.

Pur confezionando un film “per famiglie” Spielberg non tradisce il soggetto, rendendogli giustizia e facendolo conoscere alle nuove generazioni. Al suo servizio ci sono un 3D immersivo ma non preponderante ed un’avventura “d’antan” in cui umorismo e epicità vanno a braccetto per i 107 velocissimi minuti della pellicola.

Voci di corridoio confermano la produzione di due sequel con a capo Peter Jackson, nel caso la pellicola si dimostri “appetibile” al botteghino e visto l’ottimo lavoro sul capostipite, mi auguro che il progetto vada in porto e di rivedere il giovane reporter in qualche altra occasione.