Come dire a qualcuno che non ci piace (senza essere dei bastardi)
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Come dire a qualcuno che non ci piace (senza essere dei bastardi)

L’articolo prende ispirazione dal post “How to Tell Someone You Don’t Like Them (Without Being an Asshole)” di Lifehacker.

L’uomo è un animale sociale e di società vive e si nutre. Concetto pacifico ed assodato, così come è assodato il dilemma dei porcospini di Schopenhauer nel quale gli uni cercano gli altri, ma, quando sono troppo vicini, non possono fare a meno di ferirsi e tornare ad allontanarsi.

Metafore socio-filosofiche a parte, il concetto di fondo rimane: in quanto uomini viviamo in una società e entro questa istituiamo rapporti sociali più o meno positivi.

Finché andiamo d’amore e d’accordo è l’idillio dei sensi, ma quando una persona assume dei comportamenti che non ci piacciono, può diventare una vera sofferenza che, “maturando”, porta inevitabilmente allo scontro “distruttivo”.

Una buona soluzione è prendere di petto la situazione e, prima di addossare la colpa al soggetto che “non ci piace”, farsi un piccolo esame di coscienza, cercando di capire anche le necessità dell’altra parte.

Una volta inquadrato il problema in modo oggettivo – per quanto ci è consentito – e individuati i punti di “rottura”, è bene tenere presenti quattro concetti chiave, prima di dare la “brutta notizia” all’interessato.

E’ la decisione giusta? Rompere un legame -- affettivo o lavorativo che sia –è sempre un trauma e deve essere oggetto di un oculata decisione.

E’ necessario essere certi di voler escludere quella persona dalla nostra vita – tutta o una parte – prima di fare qualsiasi passo e per confermare questo bisogna farsi un’unica domanda:

Perché?

Qual’è l’obiettivo che ci spinge a rompere con quella persona?

Conosciamo centinaia di persone che vediamo più o meno regolarmente – capi, colleghi, ecc. – e che probabilmente non ci piacciono per i propri comportamenti. Il problema è chiedersi:

"Cosa voglio da questa persona?"

Certamente dire al proprio capo/superiore che non ci piace non è di grande aiuto alla nostra carriera, così come allontanare bruscamente un collega non farà altro che creare un’atmosfera invivibile sul posto di lavoro.

Una volta capito “perché” vogliamo allontanarci da quella persona, diventa più semplice prendere una decisione. Se ad esempio non sopportiamo il nostro superiore/capo, la soluzione potrebbe essere quella di cercarsi un lavoro da un’altra parte e se si ha un problema con un collega può essere d’aiuto parlarne con l’ufficio risorse umane, prima di “improvvisare” una rappresaglia.

Per le relazioni personali la faccenda è un po’ diversa e, benchè ci sia più libertà d’azione,gli interessi in gioco sono più importanti di quelli di lavoro, dato che si parla della sfera più vicina a noi.

Molte volte la soluzione migliore è sforzarsi quel tanto che basta per “sopportare” il comportamento della persona che non ci piace, soprattutto considerando questo sforzo in rapporto all’eventualità di perdere o frammentare il proprio gruppo di amicizie. A questo proposito è utile pensare alla rete di rapporti che circonda quello tra voi e l’oggetto del vostro risentimento, immaginando su di essa le conseguenze di una rottura.

Non siate dei bastardi

Se la soluzione trovata dopo attenta analisi è quella di rompere con una persona, è importante non lasciarsi andare ai sentimenti di rivalsa/vendetta/st***ggine.

Il rapporto tra voi è - probabilmente - già teso per conto suo e non richiede un ulteriore inasprimento.

Fare i bastardi paga nel brevissimo periodo – ma anche no – ma in ultimo non serve a nulla, se non a farci identificare come tali dagli altri.

Anche se si ha a che fare con un bastardo a propria volta, è sempre importante rispettare i sentimenti altrui – badando bene a non veder prevaricati i propri – e, se possibile, evitare rispondere al fuoco col fuoco.

Non esiste un prontuario delle relazioni sociali e districarsi in queste situazioni è un’arte che s’impara col tempo – e tanti fallimenti – mediando tra la schiettezza delle nostre affermazioni ed il rispetto per gli altri.

Pensare al meglio e preparasi al peggio

Pensare di avere a che fare solamente con persone che ci piacciono non è ottimismo, è utopia.

Per questo è sempre valido l’adagio di pensare al meglio – per vivere sereni – e prepararsi al peggio – per essere pronti ad affrontare le situazioni spiacevoli.

L’uomo ha due grandi capacità:

  • immaginazione - la capacità di trascendere la realtà e figurarsi degli ipotetici scenari nei quali sperimentare situazioni analoghe a quelle reali

  • empatia - la capacità di comprendere i sentimenti e gli stati d’animo che un’altra persona sta provando.

Presi insieme, sono la nostra arma per resistere alle situazioni che non ci piacciono, che stressano i nostri sistemi di decisione e ci fanno prendere provvedimenti irrazionali che solitamente non le risolvono e al contrario le peggiorano.

Prepararsi risposte “in scatola” per queste situazioni è una vera manna, immaginando situazioni tipo a cui potremmo dover dare un riscontro su due piedi.

Piuttosto che inventarsi la tipica “balla” dalle gambe corte, senza coperchio – e via dicendo – è bene pensare alla nostra situazione reale e definire su quella la ragione per la quale si dovrebbe rompere il rapporto. Voi sarete più onesti e, se la persona con cui avete a che fare è ragionevole, potrete risolvere la cosa nel modo più pacifico possibile.

Un’esempio su tutti:

Un amico/a vi chiede di mettersi con lui/lei - la situazione è spinosa e una risposta del tipo

"ho già una mezza storia" "non sto cercando storie ora"

non risolverà nulla. Al contrario parlare onestamente e rispettosamente può essere la soluzione migliore

"ti ringrazio, sei un caro amico e mi piaci come persona, ma non ti vedo in quel modo"

mantiene intatto l’orgoglio della persona che ha messo in gioco i propri sentimenti e allo stesso tempo è ferma nell’esprimere la vostra posizione.

 Capire come comunicare notizie spiacevoli alle persone

L’esito dell’affermazione è solitamente legato al modo in cui si dice qualcosa, piuttosto che al suo significato intrinseco.

Anche in questo caso non c’è un vademecum per comunicare le notizie sgradite e, in quanto a rapporti interpresonali, si va da quelli che preferiscono un tacito allontanamento – senza dire nulla sul perché – a quelli che invece vogliono un discorso chiaro, concisco e veritiero, senza indorare la pillola.

Come fare per capire come la persona interessata preferisce ricevere questo tipo di notizie?

Chiedendoglielo.

Ovviamente una volta che i rapporti si sono “raffreddati” la questione diventa alquanto spinosa, ma, rimanendo nel contesto “sperare in meglio, pensare al peggio”, ha senso introdurre l’argomento in modo indiretto, ad esempio parlando di un episodio accadutoci in cui una persona ci ha comunicato una cattiva notizia in un modo terribile, spronando il nostro interlocutore a dirci cosa ne pensa ed a darci indicazioni su come preferirebbe gli fosse data una notizia del genere.

Considerare l’obiettivo, rispettare il nostro interlocutore, immaginare stati d’animo, conseguenze e scegliere il modo più opportuno per comunicare non eviteranno il senso di disagio che si prova quando si rompe un rapporto, ma razionalizzare ed essere onesti permette di sopportare più facilmente lo stress della situazione e, anche se tutto andrà a rotoli, di potere convivere con le conseguenze.