Robottoni : Botte = Transformers : Rocky
Real Steel
In un futuro non troppo lontano - 2020 - i combattimenti tra robottoni sono la norma ed hanno soppiantato tutti i combattimenti tra umani.
Boxe, Karate, Wrestling, tutti sport sorpassati; vedere due uomini che se le danno di santa ragione non ha più senso quando si può avere la vera Violenza, pura adrenalina, guardando due pezzi di latta combattere fino alla morte.
Charlie – Hugh Jackman – è uno della vecchia scuola, cresciuto col sogno ed il cuore del grande boxer, troppo obsoleto per un mondo dominato da macchine e ingegneri.
Ritiratosi dalle scene, l’ex-pugile si ricicla come manovratore di robot-lottatori, vivendo alla giornata, inseguito dai creditori e realizzando improbabili incontri nelle fiere di paese.
Dopo l’ennesima sconfitta Charlie viene contattato dal tribunale: l’ex-ragazza con la quale ebbe un figlio (Max) 11 anni fa è morta ed il padre deve comparire in tribunale per decidere dell’affidamento del figlio.
Notando l’interesse che la sorella della madre di Max ha per il nipote, Charlie annusa l’affare e prende accordi con lo zio per tenere con sè Max durante l’estate, promettendo di rinunciare all’affidamento in cambio di una cospicua somma.
In convivenza forzata per una stagione, padre e figlio vengono a contatto per la prima volta.
Il risentimento ed il rancore accumulati dal ragazzino verso il padre sono palpabili, ciononostante decide di seguirlo nel proprio viaggio attraverso gli States, appassionandosi alla boxe e scoprendo la realtà dietro al carattere scontroso e opportunista di Charlie.
A legare i due ci penserà il taciturno Atom, un vecchio robot-lottatore riesumato da una discarica dallo stesso Max che, in ultimo, rappresenterà, unirà e darà–letteralmente – corpo al desiderio di riscatto di entrambi.
Over the Steel
Sarà una coincidenza, ma questo “Real Steel” prodotto dall’accoppiata Spielberg-Zemeckis e “ritagliato” espressamente per un pubblico pre-teen, mi è sembrato a più riprese un chiaro tributo – o scopiazziatura che dir si voglia – al cinema di Stallone di fine anni ‘80.
Il riferimento a “Over The Top” è cristallino e nulla manca alla ricetta: il papà casinaro-et-palestrato, il figlioletto sveglio ma diffidente e perfino lo zio/nonno viscidone che pensa che il denaro compri tutto.
Se a questo aggiungiamo che ogni film che parla di pugilato deve, per tradizione, passare attraverso la lente di Rocky Balboa, non ci si può esimere da tirare in ballo il vecchio Stallone.
Citazioni a parte, la pellicola - fortunatamente - trova una dimensione tutta sua, in un futuro prossimo dai contorni indefiniti, focalizzato sull’America rurale ed il rapporto padre-figlio che Jackman ed il giovane Goyo – al suo secondo film, dopo Thor – riescono, con qualche sbavatura espressiva, a imbastire.
Il montaggio e la trama sono leggerissimi e attingono a piene mani – riscaldando un po’ la zuppa – dai successi di genere. Il susseguirsi degli incontri scandisce l’andamento del film, riuscendo, tra una botta e l’altra, ad appassionare il pubblico alla storia – fin troppo prevedibile – tra Atom, Charlie e Max.
Due ore di buon intrattenimento.