Era il 2009 quando lo Statuto Unico Europeo fissava a circa 8mila euro mensili tutti gli stipendi dei deputati europei.
Prima della riforma ciascun deputato percepiva mensilmente lo stesso stipendio di un deputato eletto nella camera bassa del proprio paese di appartenenza. Un eurodeputato italiano, quindi, veniva pagato (direttamente dalle casse dello Stato) tanto quanto un eletto alla Camera.
Neanche a dirlo nel 2002 tra i più pagati figuravano gli eurodeputati italiani che percepivano ogni anno qualcosa come 130mila euro, mentre uno spagnolo ne percepiva appena 32mila.
Così, nel 2005, su proposta dello stesso Europarlamento, il Consiglio Europeo ha deciso di adottare lo Statuto Unico per livellare i compensi degli eurodeputati da Varsavia a Lisbona, da Atene a Londra, da Roma a Helsinki. Con un’eccezione: coloro i quali erano stati eletti prima del 2009 possono avvalersi ancora del vecchio sistema retributivo, che rimane in carico allo stato di appartenenza.
Tuttavia, pur nell’ambito di una generale riduzione dei privilegi, ricoprire la carica di deputato all’Europarlamento continua a garantire enormi vantaggi economici per chi ha la fortuna di sedere nell’emiciclo. E gli eventuali sprechi, che prima gravavano sulle tasche dei contribuenti nazionali, ora gravano indifferentemente sulle spalle di tutti i cittadini europei.
Per il 2011 il mensile degli eurodeputati ammonta a 7.956,87 euro. Ogni eurodeputato, in aggiunta al proprio stipendio di base, ha diritto infatti ad una lunga e articolata serie di indennità aggiuntive che fanno lievitare notevolmente la somma effettivamente percepita.
Proviamo a simulare quanto può guadagnare l’onorevole X: gran lavoratore, non salta una seduta né a Strasburgo né a Bruxelles, ha uno staff di tre persone che lo assistono nelle sue funzioni, si fa vedere spesso nel proprio collegio elettorale, ha un seggio in una delle 20 commissioni parlamentari, un ruolo ufficiale all’interno del proprio gruppo politico di riferimento e talvolta si reca oltre i confini comunitari per svolgere funzioni di rappresentanza.
Di base, come si è visto, l’onorevole X guadagna 7.956,87 euro che, per 12 mesi, fanno 95.482 euro (centesimo più, centesimo meno).
A questi si aggiungono i 4.299 euro di indennizzo per spese generali. In un anno fanno 51.588 euro.
Poi c’è l’indennità di viaggio annuale di 4.243 euro.
Quindi ci sono 304 euro per ogni giorno di presenza alle riunioni ufficiali degli organi del Parlamento e 152 euro al giorno, «a cui si aggiungono le spese di alloggio e di prima colazione, per la partecipazione alle riunioni che hanno luogo al di fuori del territorio comunitario».
Totale: 171.073 euro.
Poniamo anche che l’onorevole X abbia un portavoce, un addetto stampa e un segretario: i loro stipendi possono essere tranquillamente (ed egregiamente) assorbiti nei 21.209 euro che l’amministrazione versa agli assistenti dell’europarlamentare, senza che X debba pagare un solo euro di tasca propria.
In tasca al nostro X può dunque tranquillamente arrivare un assegno da oltre 170mila euro l’anno. Ovvero 17mila euro al mese.
E poi non dite che l’export italiano è in crisi!