Salotti di Fango - Mud Lounges
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Salotti di Fango - Mud Lounges

Pochi giorni fa ci ha contattato il giovane – come giovani sono i componenti dell’Atomo del Male, nevvero? – regista di Aosta Fabio Cento.

Ringraziamo Fabio per averci chiesto di  visionare e recensire il proprio corto, intitolato Salotti di Fango - Mud Lounges.

Mud Lounges

Il setting, ispirato ad una storia realmente accaduta, è quello della Seconda Guerra Mondiale.

Pasquale è un giovane artista che ha dentro di sè il “demone” della pittura. Tramite di essa vive e trova il contatto con una realtà che, lontana dalla tela, assume connotati talmente incomprensibili da lasciare il protagonista attonito e immobile.

Salvatore invece, commilitone di Pasquale, ha un carattere estroverso ed amante della vita. Ha moglie e una figlia che non vede l’ora di tornare a vedere.

Nella disumanizzante guerra di trincea, in cui

Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie

i due riescono a trovare un momento per improvvisare un “salotto di fango”, un luogo immateriale e accogliente, nel quale condividere timori, speranze e valori.

L’amore per la vita e per i propri cari dimostrato da Salvatore, sarà il salvifico appiglio al quale Pasquale si aggrapperà per superare gli orrori della guerra e che riaccenderà in lui la voglia di esprimersi tramite l’arte.

Il corto, che si avvale delle intepretazioni di Pierre Lucat e Anthony Circiello – rispettivamente nei ruoli di Salvatore e Pasquale –, è stato realizzato tra Novembre 2011 e Gennaio 2012 sul territorio valdostano. La produzione, benchè “zero budget”, si attesta ad alti livelli qualitativi con girato, fotografia e suono di prim’ordine, oltre ad un uso sapiente di tecniche e tecnologie cinematografiche.

Personalmente non sono un amante delle pellicole a preponderanza narrativa e, data la potenzialità del tema artistico – le ali, il senso di libertà, la voglia di vivere, ecc… – avrei insistito maggiormente sul versante onirico – alla Besson, per dirne uno. Al contrario il focus del film, per molti aspetti più vicino ad una pièce teatrale, è il rapporto umano che Pasquale e Salvatore instaurano sulla trincea, lasciando alle immagini il compito di descrivere la realtà ed alle parole quello di convogliare il senso di paura, speranza e solitudine provato dai protagonisti.

Un promettente esperimento per un giovane regista – ed altrettanto giovani attori – che speriamo di risentire in futuro.