La Basilica della Natività di Betlemme e la via del pellegrinaggio entrano a far parte dei siti Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.
La richiesta d’iscrizione, inoltrata come “procedura d’urgenza” dall’Autorità Nazionale Palestinese all’organismo culturale dell’Onu, risale allo scorso 18 marzo.
A più di tre mesi di distanza il Comitato per il Patrimonio Mondiale, riunito a San Pietroburgo per esaminare le 33 candidature alla lista dei siti Patrimonio dell’Umanità, ha inserito la Chiesa direttamente nella lista dei siti che per le loro particolarità di eccezionale importanza da un punto di vista culturale o naturale appaiono in pericolo e devono essere salvaguardati.
L’iscrizione ha sollevato la gioia della delegazione palestinese (la basilica è il primo sito palestinese ad entrare nella lista) e le proteste di Israele e Stati Uniti.
La prima ha accolto la decisione con un lungo applauso, sollevando il rischio della distruzione totale del sito a causa dell’occupazione israeliana, della costruzione del muro di separazione e di tutte quelle misure e sanzioni israeliane che hanno soffocato l’identità palestinese.
Polemico, invece, il delegato israeliano, che ha parlato di decisione “totalmente politica” che “danneggia gravemente la convenzione Onu e la sua immagine”. Anche l’ambasciatore degli Stati Uniti David Killion si è detto “profondamente deluso” dal riconoscimento.