La coltivazione di una sola pianta di marijuana “non è idonea a porre in pericolo il bene della salute pubblica o della sicurezza pubblica”.
Una decisione senza precedenti, che creerà un importante precedente nella giurisprudenza in materia.
La Suprema Corte si è espressa in questi termini in seguito al ricorso del procuratore generale della Corte di Appello di Catanzaro, che aveva protestato per l’assoluzione di un ragazzo di 23 anni sorpreso con una piantina di cannabis sul balcone della sua abitazione a Scalea (Cosenza).
La sentenza è motivata con la non pericolosità del gesto, visto che la pianta in oggetto avrebbe un principio attivo non superiore ai 16 milligrammi; gesto quindi non sanzionabile penalmente.
Con questa sentenza i giudici sembrano voler soverchiare le rigide norme in materia di cannabis et simili derivanti dalla legge Fini-Giovanardi che ha voluto equiparare tutte le droghe, affermando che non esistono droghe leggere.
Torna quindi di moda il dibattito sulle cosiddette “droghe leggere”. E’ indiscutibile che i benefici sociali che si ricavano dalla proibizione di canapa non compensano adeguatamente i costi che la collettività paga, collocandola “fuori dalla legge”.
Secondo l’osservatorio dell’ADUC, le persone detenute per reati legati alla legge sulla droga, in Italia costituiscono il 36,9% della popolazione carceraria: un dato molto più elevato che nel resto dei paesi europei: Francia 14,5%, Germania 15,1%, Spagna 26,2%, Regno Unito 15,4%.
Se consideriamo che la cannabis è la sostanza illegale più abusata in Italia (ne fa uso l’11,2% della popolazione tra i 15 e i 64 anni secondo i dati diffusi dall’Osservatorio europeo sulle droghe e tossicodipendenze (ma secondo altre fonti potrebbero essere di più) è presumibile che buona parte dei detenuti finiti dietro le sbarre per questioni legati alle sostanze stupefacenti, sia finito nei guai per la cannabis.
In un periodo di crisi e di sovraffollamento delle carceri, riaffrontare il problema delle droghe leggere non è da considerare proprio fuori luogo.