Il tribunale di Mosca non concede sconti e condanna le Pussy Riot a due anni di carcere senza condizionale. Le tre componenti della band sono state ritenute colpevoli di teppismo e incitamento all’odio religioso. Già in carcere da cinque mesi, la tre donne, secondo il tribunale russo, lo scorso 21 febbraio hanno infranto la legge cantando una “preghiera” contro Putin dentro la cattedrale di Cristo Salvatore di Mosca.
La loro canzone eseguita in un luogo sacro è stata giudicata “blasfema e insultante” mentre la band, come recita la sentenza, ha commesso una “grave violazione dell’ordine pubblico, disturbando la quiete dei cittadini e insultando profondamente le convinzioni del fedeli ortodossi”.
Davanti al tribunale centinaia di persone hanno inscenato una manifestazione per chiedere la liberazione delle Pussy Riot ma molti manifestanti, tra cui anche l’ex campione mondiale di scacchi Garry Kasparov, sono stati arrestati. Oggi la loro liberazione ma la sentenza continua a far discutere dentro e fuori i confini russi.
Gli Usa e l’Ue hanno definito i due anni di carcere “una misura sproporzionata” mentre la sezione americana di Amnesty ha proposto di inondare Putin di passamontagna colorati, uno dei simboli delle Pussy Riot. E già in passato star come Madonna (deinfita come “una vecchia prostituta” dal vice premier russo), Bjork e l’ex Beatle Paul McCartney hanno dato il loro sostegno alla band.
Le tre componenti del gruppo (Nadezhda Tolokonnikova, 23 anni, Maria Alekhina, 24 anni, e Yekaterina Samutsevich, 29 anni), diventate ormai un simbolo del dissenso contro Putin, hanno assisito in aula alla lettura della sentenza.
“Abbiamo già vinto - ha detto poi Nadezhda Tolokonnikova in un’intervista rilasciata al giornale indipendente Novaya Gazeta - Noi (russi) abbiamo imparato ad arrabbiarci con le autorità e a parlare ad alta voce di politica”.