Terzo ed ultimo(?) capitolo della saga del credo dell’assassino. Dopo l’assolata Terra Santa e la rigogliosa Italia rinascimentale, questa volta si va nel nuovo continente, XVIII secolo, colonie inglesi americane. Che la Rivoluzione abbia inizio.
Un the per tre
L’eterogenea genealogia del protagonista della saga, Desmond Miles, si arricchisce di due nuovi avi: il nobiluomo inglese Haytham Kenway e Ratonhnhaké:ton, per i non Mohawk-ofoni, Connor. Seguendo la storia principale, ambientata ai giorni nostri, Desmond e la sua allegra compagine si trova nei pressi di New York, Mela dell’Eden alla mano e pronti a scoprire come salvare il mondo dalla fine imminente.
Dopo il ritrovamento del Tempio di Giunone, Desmond rientra nell’Animus per cercare un nuovo manufatto: la Chiave – del suddetto tempio. Tornato al XVIII secolo, Desmond – ed il giocatore attraverso esso – ripercorre le gesta di Haytham, nobiluomo britannico per hobby e sicario di professione e di suo figlio mezzo-Mohawk Ratonhnhaké:ton – o Connor, come verrà soprannominato in seguito.
Entrambi alla ricerca di verità e giustizia per la propria gente, padre e figlio saranno antagonisti nell’eterna battaglia tra Assassini e Templari.
Più grande, più grosso, più!
Come da consolidata tradizione, il nuovo capitolo di Assassin’s Creed evolve ed estende quanto già visto nei precedenti episodi. L’area giocabile assume proporzioni “continentali”, intervallando il tradizionale “parkour” tra gli edifici di Boston e New York con sessioni all’“aria aperta” in cui il protagonista potrà saltare di ramo in ramo, cacciare e intrappolare la variegata fauna locale, oltre a godersi i meravigliosi paesaggi bucolici della Frontiera.
Ciò non bastasse, in questa terza avventura fa capolino l’Aquila, la veloce feluca di Connor che darà corpo ad un’innovativa – e molto apprezzata – modalità “marinaresca” che potrebbe, da sola, dar vita ad uno spin-off della serie ad ambientazione piratesca. Grazie all’Aquila Connor potrà trasformarsi in un provetto Jack Sparrow e lanciarsi alla conquista dei mari delle colonie.
A contornare questo tripudio di giocabilità, una generosa spolverata di missioni secondarie che vanno dalla caccia di animali selvatici al ritrovamento delle “pagine dell’Almanacco” di Ben Franklin, passando per le missioni di esplorazione – UFO, Sasquatch, etc. – fino al ritrovamento della mappa e del relativo tesoro del capitano Kidd.
Chi troppo offre…
Sebbene ci sia sempre qualcosa da fare tra compiere missioni – di mare o di terra –, esplorare le colonie o trottare gaiamente per la Frontiera, una volta superata la lunga fase di “addestramento” che ripercorre gli “anni verdi” del protagonista, al giocatore è lasciata libera scelta sul da farsi. Ha voglia di ultimare tutte le missioni degli esploratori? Ben venga! Preferisce raccogliere tutte le piume disseminate per la mappa? Ottimo! Sceglie di dedicarsi alla gestione del proprio patrimonio, instaurando una fitta rete di commercio ed industria, istruendo i cittadini che, pian piano, si sono aggiunti alla comunità attorno alla Tenuta di Connor? Perfetto!
Il problema è che tutte queste attività contribuiscono in maniera sostanziale a rompere la cadenza della narrazione, nulla aggiungendo alla trama e mettendo il puro abbellimento estetico – nuove armi o completi da indossare – di fronte all’esperienza di gioco. Così facendo l’interesse del giocatore viene meno e lo svolgimento della trama diventa accessorio, più un obbligo che un piacere.
Salvo questo appunto, Assassin’s Creed III rimane pur sempre il degno successore dei precedenti capitoli, evolvendo e arricchendo il gameplay ereditato ed introducendo un’inattesa quanto apprezzata modalità navale.
La trama principale, se giocata con un certo ritmo, accalappia il giocatore, trasportandolo agli anni della Rivoluzione Americana al fianco di personaggi storici come Washington e Jefferson, dandone un connotato tutt’altro che idealizzato e mettendoli davanti alle proprie ipocrisie – schiavitù in primis – che la Storia non ha avuto il tempo di raccontare. Anche il rapporto bianco-nero tra Templari e Assassini si arricchirà di varie tonalità di grigio, culminando, purtroppo, in un finale un po’ frettoloso che, come già accaduto per il capitolo finale di un altro tripla A come Mass Effect, sta lasciando l’insipido – più che l’amaro – in bocca ai tanti giocatori che hanno seguito – eseguito, sarebbe il caso di dire – le gesta degli avi di Desmond.
Alla prossima tripletta, perché degli Assassini, si sa, ne è pieno il mondo.