Il Vaticano avrebbe accumulato un patrimonio segreto di oltre 680 milioni di euro in Regno Unito, Francia e Svizzera, grazie soprattutto al regime fascista.
Lo scrive il Guardian, che fa luce sulla storia di parte dell’immenso patrimonio immobiliare del Vaticano. Tutto è partito da alcuni edifici nelle zone più in di Londra, come la sede dell’Altium Capital tra Pall Mall e St. James Square e la gioielleria Bulgari a Bond Street.
I reporter del quotidiano britannico hanno scoperto che questi due immobili fanno capo proprio alla Santa Sede. Come anche altri a Coventry, a Parigi e in Svizzera.
Questo perché, attraverso una struttura di società offshore, il portafoglio internazionale della Chiesa è stata realizzato nel corso degli anni grazie ai contanti consegnati da Benito Mussolini. Tutto in cambio del riconoscimento pontificio del regime fascista italiano nel 1929 con i patti lateranensi.
Gli uffici di Saint James’s Square furono comprati da una compagnia chiamata British Grolux Investments Ltd, che detiene anche le altre proprietà pontificie in Inghilterra. I due azionisti di riferimento sarebbero due banchieri cattolici: John Varley della Barclays e Robin Herbert della Leopold Joseph merchant bank.
Queste proprietà del Papa sarebbero ora controllate da Paolo Mennini che gestisce a Roma un’unità speciale all’interno del Vaticano chiamata Apsa (Amministrazione del patrimonio della sede apostolica): questa sezione, dedicata agli investimenti immobiliari, avrebbe chiuso nel 2005 in attivo di 43,5 milioni.
È tragicomico che siano proprio le gerarchie ecclesiastiche a criticare le degenerazioni della finanza internazionale, la sua volatilità e la sua disumanità. Proprio il Vaticano che contesta le disuguaglianze economiche a parole, nei fatti è sempre stato all’avanguardia nell’utilizzo spregiudicato di holding, società offshore, banche e scatole cinesi e nella collusione con il potere politico autoritario.