**, un dato ormai “innegabile” secondo Washington, ha scosso la comunità internazionale.
L’attacco lampo dovrebbe scattare dall’aria con missili teleguidati e colpire obiettivi militari limitati. Per ora viene escluso il coinvolgimento di truppe di terra, ma forze speciali potrebbero cooperare in terra siriana con i ribelli. Nelle acque del Mediterraneo è già operativa una squadra di quattro cacciatorpediniere Usa.
A rilanciare la tesi dell’attacco imminente sono i media anglosassoni. Secondo il Washington Post “è già pronto un piano per un intervento militare in Siria” e si tratterebbe di “un attacco lampo, da condurre per non più di due giorni al massimo”.
Tre i fattori indispensabili per passare all’azione: il completamento delle indagini degli ispettori dell’Onu sull’effettiva responsabilità di Assad nella strage del 21 agosto scorso a Damasco, il via libera dagli alleati e dallo stesso congresso e infine la determinazione di una ‘valida giustificazione’ del blitz sulla base del diritto internazionale.
Tra i più propensi a entrare in azione, ci sono l’Inghilterra e la Francia. La Gran Bretagna è pronta e sul tavolo ha già il piano per l’intervento militare. L’uso delle armi chimiche “è completamente e assolutamente aberrante ma qualsiasi decisione deve essere presa rigorosamente in un ambito internazionale” ha detto il premier britannico che ha convocato il Parlamento per giovedì. La Francia si dichiara “pronta a punire chi ha preso la decisione infame di usare il gas contro degli innocenti”.
Più cauti gli Stati Uniti che userebbero i missili anche per mandare un chiaro messaggio al regime di Damasco. Obama, tuttavia, non avrebbe dato ancora il via libero definitivo, seppure le forze americane sono pronte. In settimana dovrebbe essere reso pubblico un rapporto dell’intelligence sull’uso delle armi chimiche in Siria.
Tra i contrari spiccano la Cina, la Russia e l’Iran. Favorevole la Turchia. L’Italia, senza un mandato dell’Onu, non dovrebbe partecipare all’attacco nè concedere le basi aeree. “Risponderemo” ha reso noto Damasco. La Nato discuterà giovedì prossimo della situazione. La riunione si terrà a Bruxelles, nel quartiere generale dell’Alleanza atlantica.
Migliaia di cittadini siriani intanto sono già in fuga alla volta dell’Iraq mentre in Israele la popolazione fa la fila per le maschere antigas. La posizione del paese ebraico è particolarmente delicata: nel caso di rappresaglie del regime di Damasco, i militari risponderanno “con forza” ha avvertito il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu.
Nel frattempo continua l’operato degli ispettori dell’Onu nel paese. Domani è previsto un nuovo sopralluogo al sito del presunto attacco con armi chimiche, nei sobborghi orientali di Damasco.