Quei vaccini che ammalano i militari
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Quei vaccini che ammalano i militari

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uranio-impoverito-bosnia-militari-morti«Chiediamo giustizia da 11 anni. Non vorremmo che si andasse in prescrizione»_. Non si arresta la battaglia di Santa Passaniti e Raffaele Finessi, i genitori di Francesco Finessi, il 20enne alpino di Codigoro morto il 1° dicembre del 2002 all’ospedale di Genova a causa di un linfoma non Hodkin.

Sotto accusa sono le vaccinazioni che venivano somministrate al ragazzo durante il servizio militare. Secondo i genitori del ragazzo, la causa della morte del figlio sarebbe da collegare alla somministrazione di vaccini, soprattutto dell’antitifoideo attraverso il “Neotyf”, somministrato al giovane due volte e poi ritirato nel gennaio 2002 dal commercio dal ministero della Salute.

Il caso di Francesco non sarebbe l’unico. Sarebbero migliaia i militari che si sono ammalati in seguito a vaccini numerosi, ripetuti, spesso fatti senza rispettare i protocolli, eseguiti su militari scelti dall’Esercito perché sanissimi.

Il problema è che non serve arrivare in Iraq, Afghanistan,Kosovo, o da qualsiasi altra parte, per ammalarsi; la stessa Italia con tutti i suoi veleni rappresenta un pericolo mortale per chi ha un sistema immunitario disattivato, impazzito a causa della somministrazione dei vaccini.

La cosa più grave è che lo Stato non riconosce quasi mai il nesso a chi ha indossato la divisa, quindi il riconoscimento e tantomeno il risarcimento per le malattie contratte. Nella quasi totalità dei casi viene negato che si tratti di cause di servizio.

Questa pratica vaccinale accade perché si cerca di far tutto velocemente. Questi ragazzi devono essere operativi subito: seguire i protocolli e fare lo screening di tutti sarebbe difficile.

Occorre quindi che il Ministero della Difesa si impegni affinchè sia garantita per tutti l’applicazione reale del principio del consenso informato ad essere sottoposti o meno a vaccinazioni senza conseguenze legali.