Immaginate. Batman sovrappeso e col riporto che turlupina un’Occhio di Falco aué-aué col ciuffo alla Elvis. O ancora una Katniss Everdeen depressa che da fuoco a tutta la casa. Oppure uno Sberla iper-eccitato con la permanente.
Sogno acido? Quasi.
American Hustle
Se quello che avete letto nel cappello introduttivo vi ha fatto dubitare della sanità mentale del sottoscritto smettete di comporre il numero del manicomio, perché tutto questo e molto altro è American Hustle.
La pellicola, confezionata dal regista David O. Russell, già papà de “Il lato positivo” e “The Fighter”, porta sullo schermo ABSCAM, operazione condotta a fine anni ‘70 dall’FBI per contrastare la dilagante corruzione della politica.
Protagonisti della vicenda l’affiatata coppia di “artisti” della truffa composta da Christian – mazza-che-panza – Bale e Amy – scollo-a-V – Adams. I due interpretano rispettivamente Irving Rosenfeld e Sydney Prosses. Lui sposato con la giovanissima Rosalyn (Jennifer Lawrence), lei ex-spogliarellista reinventatasi lady inglese, amanti truffaldini che fanno di amoralità virtù. La vita diventa un’avventura per la coppia ma quando l’integerrimo quanto permanentato Richie Di Maso – Bradley Cooper – li coglie sul fatto, devono passare dalla parte del nemico (e dei buoni).
Di Maso propone un do ut des: la loro libertà in cambio di qualche pesce più grosso tra ricettatori, falsari e truffatori di loro conoscenza. Poi una pacca sulla spalla e la promessa di una bella sciacquata alla fedina penale. Speranze vane quelle di Irving, soprattutto dopo che Di Maso scopre che dal “giro” spunta il nome di Carmine Polito – Renner –, amato sindaco della città di Camden. Improvvisatisi consulenti di un taciturno sceicco dal petrol-dollaro facile, i nostri riescono a coinvolgere Carmine che gli spalanca le porte ad una rete di collusi con a capo Victor Tellegio – Robert De Niro – pericoloso braccio destro del mafioso Meyer Lansky.
L’arte dell’inganno
Il personaggio di Christian Bale basta da solo a rappresentare l’intero film. All’apparenza bolso e posticcio, riesce ben presto a sorprendere lo spettatore per l’affilata arguzia e la quantità di sfaccettature. Seguendo lo schema de “la truffa, nella truffa, nella truffa, …”, American Hustle non manca di sorprendere lo spettatore per trama ma é il cast a farla da padrone col dualismo Bale-Cooper. Come un pugnale ed un martello, il primo aguzzo ma indolente, il secondo irruente ma stolido. Jeremy Renner a metà tra Mario Merola e un Goodfella di periferia, la mogliettina depressa e affettata – bando alle facili battute – dell’appena 23enne Lawrence e la rossa e focosa Adams.
A completare, una sapiente fotografia omaggio alle pellicole del periodo, un kit di trucco e parrucco (tanto parrucco) da far invidia al Bowie dei tempi d’oro ed una colonna sonora avvolgente.
Certo, qualche peccatuccio ce l’ha American Hustle, ma se il montato si concede una pausa é – si spera – per lasciare allo spettatore quel senso di “calma prima della tempesta” che fa grande questa pellicola.
Chissà, magari anche Russell é un maestro dell’inganno!