Il cinema italiano si riscopre con la C maiuscola. Con la Grande Bellezza di Sorrentino candidato agli Oscar, troviamo in questi giorni nelle sale italiane un altro ottimo prodotto made in Italy, il Capitale Umano di Virzì.
Il film è liberamente tratto da l’omonimo_ “Il capitale umano”_ di Stephen Amidon, ambientato nello stato americano del Connecticut. Il regista livornese trasporta la storia dal Connecticut alla Lombardia, nell’immaginaria Ornate Brianza, scelta che si porta dietro un’inutile polemica della Lega.
Così come Amodin mostrava in anteprima nel romanzo datato 2004 i padroni responsabili del crollo della finanza Usa, Verzì ci mostra chi sono gli affaristi, i responsabili di quelle bolle finanziarie, appoggiati dalla politica, che hanno scommesso sulla rovina dell’Italia, vincendo.
Seppure la struttura del film manca di grande originalità (se ne vedono un pò troppi di film divisi in capitoli, in cui ogni personaggio racconta la stessa storia dal proprio punto di vista ), questa pecca è ampiamente compensata da attori di livello assoluto.
Virzì, in questo film tradisce un pò se stesso abbandonando la classica vecchia commedia all’italiana avventurandosi in un genere che è un misto tra thriller, giallo noir condito da tratti comico-demenziali.
Tuttavia il filo conduttore del regista è sempre lo stesso, rappresentare in modo sarcastico la nostra Italia con la sua genuinità e le imperfezioni che la contraddistinguono, attraverso un uso maestrale della leggerezza che riesce a raggiunge la profondità degli spettatori.