Dopo tre mesi di stallo e di tensione, in Ucraina la situazione si sta evolvendo sempre più velocemente. In due giorni il potere di Viktor Yanukovich si è sgretolato, l’ormai ex presidente avrebbe già lasciato Kiev mentre Yulia Timoshenko starebbe per essere liberata (era in carcere dal 2011).
Il Parlamento di Kiev ha votato a favore della richiesta di impeachment nei confronti del presidente. Una decisione che comporta l’immediata decadenza dalle funzioni di capo dello Stato.
Ma il presidente dell’Ucraina non molla e da Kharkiv, città dell’Ucraina orientale russofona, rilancia e attacca l’opposizione: “Non mi dimetto, è in corso un colpo di Stato simile alla crisi politica che avvenne in Germania con l’ascesa dei nazisti” afferma alla tv locale Ubr.
Il Dipartimento di Stato Usa ha definito «costruttivo» un colloquio telefonico avvenuto tra Barack Obama e Vladimir Putin sulla crisi ucraina. I due leader si sono detti d’accordo perché l’accordo di pace entri in vigore in tempi brevissimi perché «è importante stabilizzare la situazione economica, intraprendere le necessarie riforme e che tutte le parti si astengano da ulteriore violenza».
Il rischio concreto adesso è una spaccatura a metà del paese, tra le regioni occidentali nazionaliste e filo-europeiste e le regioni orientali, più vicine alla Russia e a Yanukovich. I deputati delle regioni orientali hanno messo in dubbio “la legittimità e la legalità delle decisioni del Parlamento di Kiev” e hanno annunciato di voler prendere il controllo dei loro territori.