Migliaia di italiani non vedono l’ora di inforcare gli sci e buttarsi sulle piste. Ancora poche ore e saremo a dicembre, manca meno di un mese a Natale e la stagione sciistica è alle porte. C’è però un problema: manca la neve, complice un autunno finora abbastanza mite.
La situazione più complicata si registra sulle Alpi, in particolar modo in Piemonte. In pianura piove, così come in alta quota la pioggia fa fatica a trasformarsi in neve per via delle temperature troppo alte. Peggio ancora, il troppo caldo fa sciogliere quella caduta in precedenza e non permette di utilizzare i cannoni per produrre la neve artificiale.
L’apertura della stagione sciistica per il ponte del 6 dicembre è così a rischio: gli impianti potrebbero aprire nei giorni successivi. Tutto questo avrebbe una ricaduta disastrosa per il sistema turistico piemontese, con perdita di migliaia di euro per tutti, con un devastante effetto catena per l’indotto e conseguenze sull’occupazione nel settore montagna. Basta pensare ai mancati guadagni per gli impiantisti, i maestri di sci, i ristoranti e gli hotel, fino alle semplici tabaccherie.
La speranza è che la prossima settimana garantisca basse temperature e 30 centimetri di neve. In mancanza si potrà sperare nelle piste più in quota e nelle vacanze di Natale, sempre che arrivino nevicate abbondanti. Se in Piemonte la testa è rivolta all’insù, non va meglio nel resto dell’arco alpino. Per il momento si scia solo sui ghiacciai e nei centri sciistici più alti. Per fare un esempio, sulle Dolomiti, in questi giorni, lo zero termico, che in questo periodo dell’anno dovrebbe essere intorno ai 1.500 metri, si trova a 2.500 metri.
Se gli impianti restano fermi, c’è comunque chi può sorridere. I turisti rimangono in città e per ingannare il tempo assaltano i mercatini di Natale. E tra la bancarelle si sprecano i sorrisi.