Inghilterra, primo trapianto di cuore da cadavere
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Inghilterra, primo trapianto di cuore da cadavere

Passo avanti della medicina in Gran Bretagna. All’interno del Papworth Hospital, nel Cambridgeshire, un londinese di 60 anni ha ricevuto, per la prima volta in Europa, un cuore da un cadavere. L’intervento, fanno sapere i medici, è perfettamente riuscito.

Dove sta la novità? Fino ad ora era stato possibile trapiantare cuori ancora in funzione da pazienti in stato di morte celebrale, ma non da cadaveri. I chirurghi dell’ospedale britannico invece hanno dimostrato che anche un cuore morto può essere riattivato. Il primo intervento è stato portato a termine un mese fa e il paziente che ha ricevuto il nuovo cuore si sta riprendendo bene, tanto da essere stato dimesso dopo quattro giorni di ricovero.

L’uomo era in lista d’attesa dal 2009 per un infarto. “Prima dell’intervento riuscivo a malapena a camminare, ora mi sento più forte giorno dopo giorno - ha raccontato il paziente, Huseyin Ulucan - e cammino senza problemi”.

Come si è potuto riattivare un cuore “morto”? In sostanza, la procedura seguita è la stessa adottata abitualmente per il trapianto di organi quali i reni e il fegato: il cuore è stato di fatto ibernato e alimentato con i nutrienti indispensabili alla conservazione, poi è stato impiantato e ‘riattivato’ dopo l’ora di monitoraggio.

L’equipe medica che ha seguito l’intervento esulta. Secondo Stephen Large, che ha guidato l’equipe nel progetto, la nuova tecnica potrebbe determinare un incremento di un quarto dei trapianti di cuore nel Regno Unito, riducendo liste d’attesa in continua crescita e permettendo di salvare centinaia di vite. Il cuore morto è stato riattivato nel ricevente attraverso una pompa che ne ha permesso il monitoraggio per un’ora, in maniera da accertarne l’efficienza, prima del collegamento al sistema vascolare.

Rimane però un ostacolo sollevato da altri esperti del settore. Per essere trapiantato, dopo che ha smesso di funzionare, il cuore deve essere prelevato dal donatore nel giro di 10-15 minuti. Questo significa che l’equipe medica deve essere presente al momento della morte, un’evenienza che di fatto non sempre si può verificare.