La Volkswagen, in virtù del noto scandalo sulle emissioni truccate, indennizzerà i suoi clienti americani con un rimborso “una tantum” di 1.000 dollari.
Per i clienti italiani, invece, non ci saranno risarcimenti. I veicoli, infatti, saranno richiamati per “manutenzione” dai concessionari.
Una differenza (in Italia lo scandalo coinvolge ben 648.458 veicoli) che ha messo in allarme prima l’Ue e adesso Adusbef e Federconsumatori, pronte a sollecitare un’accelerazione della nuova class action “al fine di tutelare le migliaia di persone truffate e danneggiate”.
I richiami per manutenzione interessano esclusivamente le vetture dotate di motori diesel Euro 5, di tipo EA 189. Quelli di marca Volkswagen sono 361.432, poi tocca ad Audi (197.421 veicoli), Seat (35.348), Skoda (38.966) e Volkswagen Veicoli Commerciali (15.291).
Per quanto riguarda “Tempistiche e modalità della manutenzione”, ricordano Adusbef e Federconsumatori, queste verranno comunicate ai clienti “tramite posta” da Volkswagen Italia.
Gli effetti e e le conseguenze dello scandalo che ha coinvolto la casa automobilistica tedesca non finiscono qui. Secondo il quotidiano tedesco Bild, i dirigenti sapevano già da un anno o comunque da qualche mese prima che scoppiasse lo scandalo che le emissioni inquinanti sulle vetture a diesel erano truccate e che i consumi di alcune vetture erano troppo alti.
Sempre secondo Bild, l’ex amministratore delegato, Martin Winterkorn, dimessosi a seguito dello scoppio del Dieselgate, avrebbe fatto ritirare un modello fuori dal mercato, la Polo BlueMotion TDI, semplicemente perché il consumo di carburante era troppo lontano dalle stime previste (superiore al 18%).
Dal canto suo la casa di Wolfsburg ha commentato l’accaduto sostenendo che il modello di auto incriminato è stato ritirato dal mercato per la scarsa domanda e non per i problemi di carburante.