Sembra uno scherzo ma non lo è. Come riportato da “Repubblica” il 23 marzo, il Garante per le Comunicazioni (l’AgCom) ha scritto alle società telefoniche affinchè entro il 7 aprile queste depositino in AgCom il “codice di autodisciplina” che regolerà il loro rapporto sia con le persone che donano sia con i partiti.
Vorrà dire che sarà possibile fare una donazione ai partiti con una chiamata da 2 a 10 euro o un messaggino da uno o due euro da telefono fisso o da cellulare, proprio come per le campagne benefiche.
Molte sono le perplessità sul buon esito dell’operazione, vista anche la poca e cattiva popolarità che hanno oggi i partiti.
Fallimentare si è già dimostrata la possibilità di versare il 2 x mille dell’Irpef al proprio partito politico di riferimento. Nel 2014 a barrare la casella del modello Unico o del 730 sono stati appena 16.518 cittadini sugli oltre 41 milioni che hanno presentato la dichiarazione dei redditi. Neanche 400.000 euro totali. Un po’ meglio l’anno scorso con 1,1 milioni di donatori per neanche 10 milioni di euro, appena il 2,7% dei contribuenti.
A complicare le cose ci hanno pensato anche gli operatori telefonic i che non si sono messi d’accordo e quindi ogni partito dovrà comunicare ai cittadini un numero diverso (quasi) per ogni società. Per intenderci, se un cliente Vodafone e uno Tim volessero mandare un sms allo stesso partito dovranno mandarlo a 2 numeri differenti. I numeri, che almeno rimarranno stabili nel tempo, saranno riconoscibili dal prefisso uguale per tutti (499) e saranno a 6 cifre.
Un consiglio: con 2 euro compratevi piuttosto un gelato.