A Milano sarebbero decine i casi di colf derubate. Un fatto, certo di per se riprovevole, ma non bizzarro. La vera stranezza sta nel metodo con cui i malviventi compiono il furto. In sostanza “ipnotizzando” le proprie vittime, sopratutto stranieri che di mestiere svolgono lavori quali colf, cuochi o portinai.
Fino ad oggi solo una vittima ha avuto il coraggio di denunciare l’accaduto e raccontare la sua storia. Tra la comunità filippina, però, circola ormai da tempo il consiglio di non parlare con gli sconosciuti.
Secondo il suo racconto, il primo contatto con i malviventi è avvenuto a una fermata del tram. La vittima era in attesa del mezzo quando una donna gli ha chiesto un indirizzo. La donna gli ha mostrato un foglietto piccolo, ripiegato, con il nome di una via.
Quando il derubato non ha saputo rispondere, il ladro gli ha chiesto di rivolgersi a un uomo li accanto, in realtà suo complice. La vittima del furto ha passato il primo biglietto, lui si è girato, l’ha guardata e gli ha toccato la mano. Il foglio intanto non era più piccolo, ma lungo e pieno di scritte diverse.
In pochi minuti i due hanno persuaso il derubato a recarsi in un bar. Qui gli hanno chiesto quanti soldi aveva con se e sono riusciti a convincerlo a metterli dentro una busta assieme ai gioielli che aveva addosso.
Poi hanno restituito la busta, ma una volta tornata a casa la sgradevole sorpresa: l’involucro non era più pieno di denaro ma solo di cartaccia senza valore. In qualche modo, la vittima non si era accorta di niente. E il suo non sarebbe l’unico racconto, a qualcun altro sarebbe andata addirittura peggio.