Incassata la Brexit, Nigel Farage ha ammesso che i fautori del’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea “hanno commesso un errore” nel promettere agli elettori, in caso di vittoria del Leave, il trasferimento all’istruzione pubblica o ancor più all’Nhs, il sistema sanitario nazionale, dei 350 milioni di sterline, pari a 432 milioni di euro, che finora sarebbero stati di fatto elargiti settimanalmente alle casse comunitarie.
L’ammissione è avvenuta ai microfoni del programma Tv Good Morning Britain a pochi giorni dalla vittoria referendaria.
‘Tutta propaganda?”, incalza la conduttrice, riportando alla memoria il tour in bus dei sostenitori del “Leave”, quel bus rosso sulla fiancata del quale campeggiava a caratteri cubitali la promessa di più soldi alla sanità pubblica e davanti al quale furono fotografati sia l’ex sindaco di Londra, Boris Johnson, sia lo stesso Farage. Che precisa davanti alle telecamere: “Non era un mio slogan”.
Ma Farage è fatto così. Da anni sfida l’establishment britannico ed europeo a forza di proclami, proclamandosi «uomo del popolo», fondatore dell’Ukip, il partito indipendentista britannico di cui è diventato leader. Ma lui, è lo stesso che occupa una comoda poltrona al parlamento europeo dal 1999, ovviamente venendo adeguatamente retribuito.
Attenzione quindi ai proclami! Scalderanno le folle e i cuori, ma mentre i referendum restano, i proclami si possono dimenticare o ripudiare.