Dentro di noi sono ancora calde le immagini e le paure del terribile terremoto che ha interessato il centro Italia, provocando 290 morti (dato purtroppo non ancora definitivo) e 2500 sfollati tra i comuni di Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto e Pescara del Tronto.
Asciugate le lacrime e però già il tempo di agire. La macchina di solidarietà di tutto il paese si è già mossa alla grande, come al solito, ma dentro di noi regna la consapevolezza che tanti soldi verranno sprecati.
Purtroppo la storia c’è lo insegna.
Terremoto del Belice: 14 gennaio 1968, una forte scossa del nono grado della scala Mercalli colpisce la Sicilia Occidentale provocando 360 vittime e più di 57mila senzatetto.
Vennero prodotte 27 atti tra decreti legge e norme tradizionali, con stanziamenti destinati a impattare fino al 2018 (ancor oggi paghiamo 4 centesimi di accise quando facciamo benzina per questo terremoto).
Il piano prevedeva la costruzione di villette in stile anglosassone che guardavano alla Danimarca, all’Olanda, alla Svezia. Oggi il Belice è un agglomerato periferico senza identità, semideserto perchè nessuno può e vuole viverci.
Terremoto in Irpinia: Il 23 novembre 1980 una forte scossa di terremoto (6,5 scala Richter) interessa l’Irpinia, in provincia di Avellino, causando 2914 morti e oltre i 400mila senzatetto.
I fondi predisposti dalle 33 leggi prodotte coprono il periodo 1980-2023 e ammontano a 23,5 miliardi nominali, che indicizzati a oggi corrispondono a 52 miliardi. Vennero dati così tanti soldi in un sistema che non sapeva come usarli, che nacquero imprese che fallivano cinque minuti dopo l’incasso, e molti soldi finirono nelle tasche della camorra.
Terremoto dell’Aquila: Il 6 aprile 2009 un terremoto di magnitudo 5,9 scala Richter con epicentro a 8 km dalla superficie rade al suolo la città dell’Aquila provocando 308 vittime. Qui il progetto di Silvio Berlusconi era quello di creare una Milano 2 formato Abruzzo ma anche qui la ricostruzione si è trasformata in un incubo tra scandali e corruzione.
L’unico precedente di successo fu il terremoto del Friuli. Il 6 maggio 1976, alle ore 21, una scossa di magnitudo 6,4 della scale Richter colpisce il Friuli, il numero delle vittime fu di 939 e 80mila i senzatetto. In Friuli si decise di rifare tutto com’era: non una pietra in più ne’ una in meno.
Con un’azione decisa dal Governo Moro già l’indomani venne nominato un commissario straordinario ad hoc e si intraprese quell’azione che portò alla ricostruzione di tutto, dalle case alle Chiese alle fabbriche, così come erano e dove erano prima del sisma. A metà anni ‘80 gli ultimi sfollati tornarono nelle loro case.
Se la storia insegna è ora di metterla in atto.