Eccoci qui, nuovo articolo, e nuovo “tema etico” da discutere.
Siamo nel 2017.
Abbiamo superato Socrate, Voltaire e Russell.
Abbiamo vissuto i casi di Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro.
Mangiamo tranquillamente la carne anche il venerdì santo :).
Ma nulla, ancora in Italia non abbiamo diritto di decidere appieno sulla nostra vita.
Parliamone, non è semplicemente questione di diritto in senso stretto.
Per me i diritti non esistono realmente. Non sono leggi fisiche o naturali che se invocate a squarciagola
con una molotov in mano (“ Ma è un mio diritto!!..”) devono obbligatoriamente essere ascoltate.
Sono semplici convenzioni e “assiomi” che ci siamo dati. Convenzioni fighissime! Importantissime! Civilissime! Ma pur sempre semplici convenzioni.
Per cui il mio punto è: aldilà dell’averne veramente diritto o meno come contributore alle tasse di uno stato, o facente parte di una democrazia, perchè non posso decidere di morire a mio piacimento?
Perchè?
Non è mia la vita? Non sono libero di poterne fare ciò che voglio a mio rischio e pericolo?
Partendo sempre dall’ovvia e scontata ipotesi che la mia libertà inizia dove finisce quella del mio vicino perchè mai non dovrei avere il diritto (da cui in poi inteso come libertà personale non come atto legislativo) di morire come meglio voglio?
Ho diritto ad ubriacarmi, ho diritto a fare base jumping, a mangiare da Mc Donald ma non ho diritto ad essere ucciso ( si di essere ucciso cari miei! potrà questo verbo farvi storcere il naso ma si parla di avere il diritto ad essere ammazzato! e non c’è nulla di strano o sbagliato. L’unica cosa sbagliata è inventarsi dei nuovi termini e verbi per ridefinire questa situazione, quasi si volesse distoglierne l’attenzione da quello che realmente è) dal mio amico di fiducia perchè sono stanco di vivere?
Cosa c’è di così strano? Di così sbagliato? Perchè legalizzare l’eutanasia è sbagliato?
Legalizzarla in struttura adatte significherebbe solo regolamentare e rendere molto più umana una pratica che si fa e sempre si farà da migliaia di anni.
Vedasi, ad esempio, la famosa “Accabbadora” in Sardegna.
Un malato terminale che non è in grado neanche di alzarsi dal divino difficilmente ci riuscirà, ma un depresso, un disabile, uno semplicemente stanco di vivere potrà sempre buttarsi dall’ultimo piano di un palazzo e lo stato non potrà mai e poi mai impedirlo o fermarlo.
Perchè non rendere quindi tutto quanto più umano e regolamentato?
Cosa ha di strano la morte che non può essere toccata o regolamentata? Perchè è così difficile parlarne? Affrontarla?
Si continuano a ripetere cavolate tipo: “ ma la vita è sacra”, “la vita è sempre bella e va vissuta in ogni condizione”, “tutto nasciamo per qualcosa e abbiamo uno scopo”.
Ma quando? Dove? Perchè?
Lo scopo della vita di qualcuno è semplicemente quanto e cosa uno si prefigge di fare. Punto! Una vita appagata la decide solo ed esclusivamente il proprietario di quella vita, e considerato che al mondo esistono persone diverse con gusti diversi non deve soprendere che qualcuno consideri una vita finita arrivare a 50 anni in salute con sesso droga e rock and roll alle spalle e volerla farla finire li. Che c’è di sbagliato? Che c’è di irrazionale in questo?
Nulla.
L’irrazionalità sta solo in uno stato che pretende di decidere quando e come dovrai morire. L’irrazionalità sta solo in uno stato che si crede Dio; nonostante Dio non esista e lo stato non sia onniscente.