35 morti e circa 160 miliardi di dollari di danni. Questo il conto, del tutto provvisorio, che l’uragano Harvey presenterà al governo Usa.
Dopo aver sconvolto il Texas dal 25 agosto, giorno in cui ha toccato il suolo americano, Harvey, ora declassato a tempesta tropicale, si è spostato in Louisiana, dopo essere tornato in mare e aver riacquistato forza, passando ad occidente della città di Cameron.
Ora, secondo il National Hurrican Center (Nhc), dovrebbe indebolirsi nel corso della giornata fino a diventare una depressione tropicale, ancora più debole di una ‘tempesta tropicale’, il gradino sotto la classifica da 1-5 Saffir-Simpson che indica la potenza degli uragani.
Oltre ai danni umani e materiali, si aggiungono quelli arrecati al comparto petrolifero, pietra angolare dell’economia texana, e all’ambiente.
La multinazionale del settore chimico Arkema ha reso noto di non poter prevenire nei prossimi giorni possibili disastri dovuti all’alluvione provocata dall’uragano Harvey, tra cui anche incendi ed esplosioni negli impianti di Crosby. La compagnia ha evacuato tutti i lavoratori, così come tutti i residenti nel raggio di 2,4 km.
Dopo aver raggiunto ieri il Texas, oggi il presidente Donald Trump ha parlato dal Missouri. “Insieme noi resisteremo e vinceremo. Siamo con le vittime, dall’inizio alla fine”. Su Twitter, in precedenza il presidente aveva scritto che, “dopo aver visto con i miei occhi l’orrore e la devastazione, il mio cuore è ancor più con il grande popolo del Texas. La ricostruzione sarà difficile”.
Ai texani Trump ha promesso miliardi di dollari per la rinascita dello Stato, ma dovrà fare i conti con gli esigui fondi a disposizione per la ricostruzione.