Cortei, scontri e adesso anche spari contro un seggio. In Catalogna è caos per partecipare al voto per l’indipendenza con la gente che fa di tutto per votare e un governo che fa di tutto per impedirglielo. Una volta questo si chiamava guerra civile, oggi non si può più dire.
Il governo sembra faccia di tutto per impedire il voto. Prima con le minacce e con le parole. Adesso siamo arrivati pure agli spari? Alla faccia della democrazia.
Partiamo dall’ultimo fatto di cronaca. Nella notte in uno dei seggi occupati dagli elettori quattro persone sono rimaste lievemente ferite dopo che un uomo ha sparato con una carabina ad aria compressa. L’autore non è stato ancora identificato, ma tre dei feriti sono membri del Comitato locale di Difesa del referendum.
Non è che l’ultimo episodio di uno scontro durissimo tra Madrid e Barcellona. Il governo ha messo offline l’applicazione per individuare i seggi all’ultimo minuto e quella per il voto elettronico. Disattivate dalla Guardia Civil anche 29 applicazioni che potrebbero essere utilizzate per contare i voti di domani.
Ha chiuso lo spazio aereo di Barcellona, ha minacciato gli scrutatori con sanzioni pesantissime (fino a 600mila euro di multa in caso di partecipazione) e ha circondato i seggi in modo da impedire alla gente di votare. Tra i sostenitori dell’indipendenza, via terra, sono arrivati a Barcellona circa 4mila agricoltori con i loro trattori per creare una barriera intorno a luoghi del voto.
E’ ancora presto per dire come andrà a finire, ma una cosa è certa: una Spagna così divisa non si vedeva da tempo.