C’è fermento nel (multi) universo. Dopo la recente The Orville, liberamente ispirata all’opera di Roddenberry, ecco Star Trek: Discovery, l’ultimo arrivato nel franchise nato degli anni ‘60 con le avventure dell’Enterprise.
Si scrive Michael, si legge Michela
Trasmesso dalla storica CBS in USA, e in Italia su Netflix, il pilota della serie, come da tradizione diviso in due episodi da un’ora ciascuno, si concentra subito sui protagonisti: il primo ufficiale Michael Burnham — che come da titolo, malgrado il nome, è una signorina di bell’aspetto interpretata dalla Sonequa Martin-Green di The Walking Dead — e il capitano Philippa Georgiou (Michelle Yeoh).
Ambientata 10 anni prima della serie classica (quella di Kirk e Spock, per intenderci), nel pilota il capitano Georgiou e il suo primo ufficiale Burnham dovranno vedersela con una nave di invasati religiosi Klingon che, sfruttando il campo di distorsione gravitazionale di una stella binaria — neeeerd 🙂 —, tenderanno ai protagonisti un’imboscata e sfrutteranno l’opportunità del casus belli per riaccendere lo storico conflitto tra il loro popolo e la Federazione.
Malgrado la presenza del capitano Georgiou, la serie per la prima volta si concentra sui sentimenti, i pensieri e le avventure del giovane primo ufficiale, nel cui misterioso passato c’è lo sterminio della propria famiglia ad opera di un attacco Klingon e la successiva adozione da parte del — nientepopòdimenoché — Ambasciatore Sarek di Vulcano. Si, esatto, il papà dello Spock che una decina di anni dopo avrebbe scorrazzato per la galassia insieme a Kirk e il dottor McCoy.
Come c’era da aspettarsi (e questo va a sfavore della serie, considerando la prevedibile evoluzione della trama) l’ascetica educazione alla logicità e alla freddezza Vulcaniana vanno a farsi benedire nel momento in cui Michael scopre la presenza dei Klingon, innescando una serie di colpi di scena (scema?!) che poteranno Michael a ribellarsi al comando del proprio capitano, nella speranza di salvare l’equipaggio.
Al contrario delle tradizionali serie di Netflix, la trasmissione degli episodi di Discovery sarà sincronizzata con quella negli US, per cui ogni settimana uscirà un nuovo episodio. Ovviamente, è difficile giudicare un libro dalla copertina (o più precisamente, dalla prefazione) ma il pilot ha sicuramente stabilito due punti fissi della futura serie. Da una parte, si concentrerà sulla vita di una giovane wannabe-captain con un passato da Vulcaniana e gli ovvi conflitti dell’animo umano. Dall’altra gli autori sembrano aver scelto di ambientare la serie nello stesso universo rappresentato nei film di Abrams; cioè, benché la sua collocazione temporale sia 10 anni prima della serie classica, navi, equipaggiamenti e effetti sono quelli futuristici dei recenti film e non quelli (necessariamente ed epicamente) grossolani e plasticosi della serie classica degli anni ‘60.
Per ora non ci resta che aspettare l’arrivo dei nuovi episodi e augurare alla serie “lunga vita e prosperità 🖖”.