La tanto attesa dichiarazione d’indipendenza è arrivata. Dopo il rinvio della corte costituzionale spagnola il presidente del parlamento catalano Puigdemont, nell’ultima seduta plenaria, ha preso atto del risultato del controverso referendum e ha dichiarato l’indipendenza della repubblica catalana. Nonostante ciò, “ per il bene del paese e delle istituzioni “, ha deciso di sospendere la dichiarazione formale con l’intento di avviare un nuovo tentativo di dialogo col governo di Madrid.
Una posizione ritenuta inammissibile da Raioy che non sembra abbia alcuna voglia di trattare. Che infatti ha subito rilanciato lanciando un ultimatum a Barcellona: 5 giorni di tempo per chiarire la posizione sulla dichiarazione d’indipendenza, premessa necessaria per invocare l’articolo 155 della coalizione che revoca l’autonomia di una regione.
Nell’ultimo consiglio straordinario del governo, Rajoy a scritto una lettera a Puigdemont e fatto un doppio intervento pubblico, prima in conferenza stampa dopo il consiglio dei ministri, poi parlando in aula alla Camera dei deputati: “Serve solo che dica ‘non ho dichiarato l’indipendenza’”. E ancora: “Vogliamo offrire certezze ai cittadini spagnoli e catalani, per evitare la confusione generale. La risposta del presidente della Generalità determinerà le decisioni che il governo prenderà nei prossimi giorni”. Si valuterà come procedere, compreso il ricorso all’articolo 155. Ma intanto, scandisce Rajoy davanti al suo parlamento “è urgente ripristinare la legalità, porre fine a questo strappo”, “occorre evitare un ulteriore deterioramento economico e tensioni sociali”.
Siamo quindi estremamente lontani dalla “pace” tra Madrid e Barcellona, che già inizia a prepararsi per un’eventuale successione o, a detta di Barcellona, per “affamare” la Catalogna spostando tutte le aziende in territorio spagnolo.
La prossima mossa di Barcellona sarà quindi importantissima per gli sviluppi futuri.