L'obelisco della discordia...l'articolo.
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L'obelisco della discordia...l'articolo.

Imola, piazza Matteotti, 28 gennaio 2006 : un grosso buco, lavori, macchinari, ma che fine ha fatto la piazza più importante della città?

Ma andiamo per ordine e riassumiamo i fatti che hanno portato a ciò.

Fin dal lontano 1987 il monumento, dedicato ai caduti della prima guerra mondiale, costituisce oggetto di discussione. Mentre si prospetta il trasloco nasce il comitato locale contro lo spostamento e si dà il via alla battaglia legale che si è protratta fino ad oggi.

Riassumiamola:

1987 - Risale al 1987 il primo progetto per lo spostamento del monumento e il trasferimento delle lapidi, firmato dall’allora ingegnere capo del Comune di Imola Ferdinando Forlai. Tale progetto ottenne l’approvazione, nelle linee tecniche essenziali, sia dalla soprintendenza per i Beni ambientali e architettonici di Bologna (19 settembre 1988), sia dalla soprintendenza per i beni storici artistici di Bologna (7 novembre 1988). Tali lavori si articolavano in due fasi. La prima consisteva nel collocare l’albo lapidario nel giardino Alberghetti in via Emilia (adiacente alla biblioteca). Questo per favorire le cerimonie di ricordo dei caduti. La seconda prevedeva invece il trasloco del monumento da piazza Matteotti al cimitero del Piratello.

1991 – Dopo varie polemiche sollevate dal Comitato locale contro lo spostamento, con tanto di esposti inviati alle autorità, in primis al ministero, sostenendo che tale spostamento avrebbe dovuto avere il parere del direttore generale del ministero, arriva il primo stop del ministero dei Beni culturali che blocca i lavori poco dopo che era stata ultimata la prima fase (infatti a tutt’oggi le lapidi sono collocate nel giardino Alberghetti). Il ministro ingiungeva l’immediata rimessa in pristino dei lavori eseguiti. Il Tar, al quale fece ricorso l’amministrazione comunale, bloccò l’atto ingiuntivo del ministro (20 giugno 1991). Intanto però i lavori si fermarono. Nel frattempo il Comune depositò presso la soprintendenza per i Beni ambientali e archeologici il progetto di trasferimento per il suo inoltro, come richiesto dal ministro, ai Comitati di settore da riunire in seduta congiunta. Il lavoro progettuale fu opera dell’architetto Franco Labanti che lo ampliò con una ricerca storica che analizzava il profilo storico, le ragioni dello spostamento, il contrasto tra l’architettura della piazza e il monumento catapultato nel 1926 in un contesto di carattere rinascimentale.

10 giugno 1993– Acquisito il parere positivo dei Comitati di settore, il ministro Alberto Ronchey autorizza con nota del 10 giugno 1993 lo spostamento del monumento.

30 giugno 1993– La nota del ministro giunge a Imola attraverso la soprintendenza per i Beni ambientali ed architettonici di Bologna.

9 settembre 1993 – Continuano l’azione di pressing del Comitato imolese che trova udienza dal nuovo soprintendente di Bologna Elio Garzillo e allo stesso ministero che decide con questo clima di sospendere l’efficacia del provvedimento del 10 giugno scorso, disponendo un sopralluogo tecnico.

10 settembre 1993– Di fronte alla decisione del ministro il soprintendente prende carta e penna e dispone il blocco di qualsiasi lavoro sul monumento.

29 luglio 1994 – In seguito al sopralluogo dell’ispettore del ministero, Margherita Asso, il direttore generale del ministero chiede “al fine di assumere le proprie definitive determinazioni, in conformità al parere ispettivo, di acquisire un nuovo progetto di sistemazione della piazza”. In definitiva si dice che le procedure seguite fino ad allora andavano bene, ma è necessario che il progetto di spostamento sia correlato da quello della sistemazione successiva di piazza Matteotti.

1995 – 1998 - L’amministrazione comunale a questo punto decide di procedere a un nuovo progetto di risistemazione del “Sistema delle tre piazze”, due anni dopo che un progetto simile era stato presentato dall’architetto bolognese Enzo Zacchiroli. In questi anni si procede a definire una copiosa ricerca storica il cui coordinamento viene affidato all’architetto Daniele Bellini e al professore Massimo Montanari. Tale ricerca viene inviata alla soprintendenza in data 12 maggio 1997. Il 9 dicembre 1997 esce il bando di concorso per il progetto delle “Tre piazze”. L’8 settembre 1998 la giunta nomina vincitore l’architetto fiorentino Sergio Morgante il cui progetto viene immediatamente inviato alla soprintendenza bolognese. Il 21 settembre 1998 la stessa soprintendenza trasmette il progetto al ministero. La novità intanto è che il monumento non sarà più ricollocato al cimitero del Piratello, ma bensì in piazza Bianconcini.

25 maggio 1999 – Il progetto di risistemazione delle tre piazze non basta. Infatti il sprintendente Garzillo, ad integrazione di quel lavoro, chiede di inviare al ministero anche il progetto di riqualificazione di piazza Bianconcini e ricollocazione in loco del monumento.

4 ottobre 1999 – Il ministero (che ora ha a disposizione tre pratiche: quella di spostamento del monumento, il progetto delle tre piazze e il progetto di piazza Bianconcini) comunica alla soprintendenza che i Comitati di settore per i Beni artistici e storici, riuniti in seduta congiunta, hanno “riconfermato il parere favorevole allo spostamento, non essendo intervenuti fattori che suggeriscono una diversa scelta” (rispetto a quello già espresso dagli stessi comitati nel giugno del 1993).

4 agosto 2000 - Dopo circa nove mesi dall’approvazione di progetti da parte dei Comitati di settore la situazione è ancora bloccata. Dalla soprintendenza non è ancora arrivato il via libera tanto che l’ingegnere capo del Comune di Imola, Giovanni Grandi, chiede il rilascio del parere di competenza.

31 ottobre 2000– La soprintendenza risponde e sorprendentemente comunica che la documentazione è incompleta: “La mancanza di riferimenti sulle planimetrie non permette l’individuazione delle zone e delle problematiche che ad esse afferiscono”. Un chiaro tentativo di prolungare ancora l’iter. D’altra parte anche dal Comune di Imola non si avverte quella fretta ormai necessaria per chiudere definitivamente la partita.

20 novembre 2000 – Il Comune non può che prendere atto dell’ennesimo rallentamento da parte della soprintendenza, facendo però notare come i progetti abbiano avuto il via libera dai Comitati di settore. Alla fine non resta altro che rispedire alla soprintendenza i progetti.

19 dicembre 2000 – La soprintendenza rispedisce a Roma il materiale fattogli pervenire dal Comune, con allegata nota di preoccupazione per il trasferimento del monumento.

12 aprile 2001 – Ennesimo via libera del ministero. I Comitati di settore, ai quali il ministero ha sottoposto i progetti inviati dalla soprintendenza, confermano la loro approvazione completa (piazza Matteotti, piazza Bianconcini e trasferimento del monumento).

9 maggio 2001 – La soprintendenza non può che prendere atto dell’ennesimo “sì” del ministero e comunicarlo al Comune, riservandosi di “valutare assieme gli aspetti tecnici e operativi connessi ai progetti in questione”.

16 maggio 2001– Il Comune comunica alla soprintendenza che il 24 maggio procederà alla consegna dell’area di cantiere per l’avvio dei lavori di trasferimento del monumento.

23 maggio 2001 – La soprintendenza ci riprova. Blocca nuovamente l’avvio dei lavori adducendo motivazioni relative alla mancanza dei permessi.

24 maggio 2001– Pronta la replica dell’Amministrazione comunale che ricordando le approvazioni delle settimane successive chiede che sui esprima in merito l’organo competente del ministero per i Beni e le Attività culturali.

25 maggio 2001 – La soprintendenza aggiunge alla sua nota di stop ai lavori la comunicazione relativa alla mancanza del progetto di trasferimento.

26 maggio 2001– Il Comune fa notare al soprintendente di avere inviato da tempo tale progetto e che gli stessi uffici della soprintendenza lo hanno già visionato.

28 maggio 2001 – Improvvisamente la soprintendenza rintraccia il progetto perduto. Via libera, condizionato però ad un ulteriore via libera del ministero in merito alla non interferenza della legge 78/2001 sulla tutela delle rimembranze della prima guerra mondiale.

1 giugno 2001 – Il direttore generale del ministero comunica che la legge 78/2001 non interferisce con il progetto di spostamento del monumento di Imola. Pertanto per quanto di sua competenza ritiene concluso il procedimento. In piazza Matteotti iniziano i lavori di preparazione al trasferimento e in piazza Bianconcini si avvio lo scavo per le fondamenta dove ricollocare il monumento. Voto politico , il centrodestra ottiene la maggioranza.

20 giugno 2001 – Da pochi giorni nominato ministro, Giuliano Urbani capovolge il parere del suo direttore generale e afferma che occorre valutare la regolarità dei lavori imolesi in riferimento alla legge 78/2001, trascurando chiaramente il percorso già fatto dal progetto proprio in questo senso

2002– Il monumento imolese diventa un caso nazionale. Arrivano a Imola in ordine di tempo il ministro stesso che conferma il suo stop e il sottosegretario, Vittorio Sgarbi, che, smentendo il suo ministro, è favorevole allo spostamento. Tuttavia non si muove nulla. Intanto il Comune di Imola ricorre al Tar contro al decisione del ministro. Il Tar decide confermando lo stop del ministro.

28 novembre 2002 - Decreto di vincolo monumentale da parte della Soprintendenza che lega di fatto la piazza e il monumento, definendoli un unicum.

2003 – Il Comune non si dà per vinto e impugna la sentenza del Tar davanti al Consiglio di Stato, la cui decisione riconosce le ragioni del Comune e annulla la sentenza del Tar. Si potrebbe procedere con i lavori, ma il Comune non se la sente, restando in attesa che anche il ministero riconosca le sue ragioni. Nei mesi successivi è il comitato contro lo spostamento che si rivolge al Tar nel tentativo di bloccare di nuovo i lavori.

2005 – Il Tar si esprime dando ragione al Comune di Imola. Ora tutto è pronto per il via libera ai lavori. Il Comune decide di procedere con ordine e di avviare tutte le pratiche necessarie senza forzare sui tempi. L’imminente voto politico del 2006 forse fa propendere verso una scelta di procedere con cautela.

2006 - Nei primi mesi dell’anno vengono espletate tutte le procedure tecnico - burocratiche. A fine aprile è tutto pronto. Si allestisce il cantiere in piazza Matteotti. Ai primi di maggio incominciano i lavori di smontaggio dell’obelisco, primo passo verso la sua ricollocazione in piazza Bianconcini.

2006- Sentenza del Tar, che annulla tutti gli atti legali al trasloco dell’obelisco, dando di fatto ragione ai Comitati e sancendo che «il trasloco della stele verso un’altra piazza più defilata e tutti gli atti legati alla riqualificazione della piazza sono da annullare». La decisione si basa su un vincolo, emesso dalla Soprintendenza nel novembre 2002, che lega di fatto la piazza e il monumento, definendoli un “unicum”.

Fine 2006/ Inizio 2007- Il comune ricorre al Consiglio di Stato che già nel 2003 gli aveva dato ragione. La sentenza annullerebbe tutte le delibere del Comune sul trasloco: quella sulla riqualificazione di Piazza Bianconcini, quella relativa al progetto esecutivo per la riqualificazione di Piazza Matteotti e anche la decisione del Comune di pagare i lavori attraverso l’emissione di Buoni ordinari comunali.

Ma ora analizziamo il monumento più da vicino. Questo è composto da una stele alta più di dodici metri che si erge su un’ampia base quadrata, alta più di quattro metri, collocata a sua volta su tre larghi gradoni perimetrali per un’altezza totale di 17 metri e 10. La stele è ornata da festoni di quercia corona, realizzati in bronzo e la base da quattro figure scolpite, disposte sui quattro vertici in posizione diagonale. Nella parte inferiore della base, sui quattro lati e all’interno di spesse cornici in pietra sono fissate venti lastre di bronzo, cinque per lato sulle quali sono impresse i 533 nomi dei cittadini imolesi caduti nella Prima guerra mondiale. Queste lapidi si trovano attualmente all’esterno del giardino della biblioteca comunale. Il monumento è costruito mediante l’assemblaggio di 120 blocchi di Pietra di Viterbo. La piazza è stata modificata con la realizzazione del monumento.

Ecco la sua storia : 29 settembre 1921 - Il Regio commissario del Comune di Imola Italo Ballarini Denuncia la assenza di un opera che esprima il ringraziamento degli imolesi ai caduti della “Conflagrazione europea” del 1915-1918.

1922 - Viene scelto il giardino pubblico “B.Rambaldi” quale luogo ideale ove collocare un monumento dal “Comitato per le onoranze ai caduti in Guerra” (i luoghi alternativi analizzati erano Piazza Vittorio Emanuele, Piazzale della stazione, l’incrocio viale Dante-circonvallazione, gli slarghi fuori porta Bologna e Porta Faenza) e bandito un concorso per il progetto.

1923 - La commissione di concorso con presidente il sen. Corrado Ricci (Direttore generale delle belle arti) e composta anche dagli scultori Angelo Zanelli e Domenico Trentecoste oltrechè dai membri del comitato dott. L. Baroncini e prof. G. Guadagnini, non assegna l’incarico in quanto nessuno dei 19 bozzetti presentati presentato risulta meritevole; si conferma come preferibile la scelta del luogo nel giardino “Benvenuto Rambaldi”.

Tra il 1923 e il 1925 si assiste ad un acceso dibattito riguardante il luogo di erezione del Monumento che il Sindaco Annibale Ginnasi voleva in Piazza Vittorio Emanuele contrariamente a quanto richiesto dal Comitato, dalle associazioni “Madri e vedove dei Caduti in Guerra”, “Mutilati e invalidi di Guerra”, “Associazione Nazionale Combattenti”, “Reduci di Guerra” e “Ufficiali in congedo” e al Direttore generale delle Belle Arti Sen.Corrado Ricci che lo vogliono nel giardino precedentemente prescelto..

1 ottobre 1925 - Firma del contratto per l’incarico Angelo Zanelli (già membro della giuria del precedente concorso e l’Arch. G.Battista Milani per la realizzazione prima di un bozzetto poi del progetto del monumento da collocarsi in Piazza Vittorio Emanuele, in pietra di Viterbo e bronzo.

1926: Realizzazione del Monumento ai Caduti; le fondazioni sono fatte da ditta locale in opera; il monumento in 120 elementi viene montato in loco ma i pezzi che lo compongono finiti giungono in treno da Roma dopo essere partiti da Viterbo.

21 dicembre 1926 - fine dei lavori: il monumento viene coperto con un telo di juta sino alla inaugurazione per permetter il rifacimento della piazza. Costo dell’opera £. 529.374 (£450.000 solo per la realizzazione).

1927-‘28 - Viene progettata la sistemazione della piazza attorno al monumento da parte dell’ufficio tecnico del Comune e realizzata da circa metà 1927; i lampioni sono progettati e realizzati nel 1928.

13-06-1928- Inaugurazione del Monumento ai Caduti da parte del Re Vittorio Emanuele III e della regina Elena

Veniamo ora a cosa ne peso di tutto ciò. Il quesito che più mi pongo e perché mai l’amministrazione non ha rispettato il vincolo della sovraintendenza (contro cui non ha fatto ricorso) e soprattutto perché mai non ha lasciato ai concittadini una decisione in tal senso. Non era forse giusto lasciare ai famigliari dei caduti o , in un ambito più generale alla cittadinanza, la decisione invece di procedere con una propria iniziativa?

Il comune invece ha preferito dare voce a coloro che invocavano lo spostamento dell’obelisco nell’utopia di poter ridare la piazza alla città e promuovere il commercio. Nobile tutto ciò ma si sa che fino a poco tempo fa nella piazza si teneva il mercato (oggi spostato dove è ben più di intralcio alla circolazione), che il piazzale era già stato adibito a parcheggio e che infine la vita della città era andata avanti per ben più di 70 anni con quell’ingombrante e mostruoso monumento?

Coloro che sostengono che lo spostamento del monumento implichi più commerci, che ne dicono poi dello stato in cui versa attualmente piazza Matteotti? Non credo certo favorisca il turismo o quant’altro visto che poi si trova in questa situazione già dal periodo natalizio. Sarebbe bastato riqualificare la piazza con una nuovo design urbano (nuova pavimentazione e illuminazione) con costi e tempi sicuramente minori.

Perché il comune invece di dedicarsi ad altre urgenze si è dedicato anima e corpo a questa sua iniziativa dal costo molto alto? Perché si in questa vicenda bisogna anche parlare di costi.

Ed eccoli qui

  • Riqualificazione di piazza Matteotti € 1.115.000,0

  • Restauro scientifico e ricollocazione Monumento ai caduti € 616.289,0

  • Riqualificazione di piazza Bianconcini € 616.289,0

E’ poi costato 140 milioni di lire il cantiere aperto in piazza Matteotti ed infine aggiungiamo tutte le spese processuali e per le consulenze. A voi i conti.

Forse era meglio dedicarsi al circuito venendo incontro alle esigenze di ristrutturazione, pervenute dal capo della Formula 1 mondiale B. Ecclestone, sollecitando magari la Sagis (società che aveva la gestione dell’impianto). Si sarebbe evitata la cancellazione del Gran Premio di Formula 1 di S. Marino e i commercianti avrebbero potuto continuare a ricavare utili e profitti da quell’evento (ricordiamo che ora anche l’Heineken Jammin Festival è a rischio). Tutto questo denaro poi poteva essere impiegato per opere di miglioria stradale, per promuovere progetti sociali e di pubblica utilità magari destinati a giovani ed anziani, per realizzare la ormai mitica e leggendaria multisala evitando così ai ragazzi imolesi i pellegrinaggi verso Faenza o Bologna.

Si poteva fare ma non è stato così. Ed ora con una piazza irriconoscibile, con un monumento smembrato e rinchiuso, la domanda che si pone è sempre la stessa: ma ne valeva la pena? Era davvero una questione di vita o di morte? E la città non poteva davvero andare avanti con quell’orribile obelisco?

Passiamo poi agli scavi e i tesori rinvenuti in piazza Matteotti che potevano essere portati alla luce con la semplice riqualificazione del piazzale. Dobbiamo chiederci quale mai sarà la loro fine. Infatti una parte (la più preziosa) è già stata portata via (dove però ancora non si sa) mentre l’altra (principalmente i resti murari) rischia di venire sepolta sotto i pesanti blocchi di marmo che andranno a costituire al nuova pavimentazione della piazza. Peggio di così forse troviamo solo il completo stato di abbandono in cui si trovano i resti archeologici di via Villa Clelia. É questo il modo in cui il comune salvaguardia il patrimonio artistico della città?Un’altra soluzione che lascia a desiderare e che fa capire con quanta superficialità il comune abbia trattato tutto l’argomento. Ha dato via ai lavori quando non ne era autorizzato, si è completamente disinteressato dell’opinione dei cittadini e infine va a ricoprire come se niente fosse i resti archeologi rinvenuti, come se mai fossero venuti alla luce (come è già avvenuto verso via Aldrovandi).

E poi c’è una questione di rispetto che io non considero assolutamente marginale. L’obelisco ricorda i caduti imolesi, gente che è morta per un ideale, per noi e che perciò va rispettata senza se e senza ma. Occorre che il loro sacrificio vada rispettato e che si onori la loro memoria riservandogli un posto d’onore nella nostra città. Piazza Matteotti non era stata scelta a caso ma perché permetteva il ricordo di quanto avvenuto, essendo in un punto centrale e vitale della città, e tutti coloro che si siedono sui gradini dell’obelisco sono partecipi e testimoni di questo evento. Rispettiamo poi i famigliari di questi caduti e la loro volontà, il loro coraggio di battersi per quanto credono, unici nell’alzare la voce in un mare di silenzio. Sindaco, eletto per fare al volontà della tua città e non la tua, rispetta i tuoi cittadini, la memoria di quanti sono morti,un monumento costruito con i contribuiti degli imolesi, ricorda infine il significato di quella piazza. I morti della I guerra mondiale sono forse di seconda categoria?

I cittadini sapranno rispondere a quanto si è verificato, ma spero che da quanto successo si tragga una lezione: in futuro diamo voce a loro prima di intraprendere una decisione che li riguarda

Speriamo che almeno per una volta sia il buon senso a vincere.

Sarò antico ma a me la piazza piaceva così com’era.

Il Gorgonauta.