Trama. Lorenzo Maggi (Fabio Volo) è un giovane avvocato che mira al successo. Poco gli importa di coloro che gli stanno accanto, degli amici e della propria ragazza. Fino a quando un giorno sviene per strada e in ospedale viene sottoposto ad una biopsia. Lorenzo nell’attesa degli accertamenti del caso, che saranno in grado di dirgli se è effettivamente malato, cambia il il modo di vedere le cose e gli altri dando un nuovo senso alla propria vita.
Recensione. In ordine cronologico terza apparizione (da protagonista) di F.Volo sul grande schermo dopo Casomai (2002) e La febbre (2005). Questa volta lasciato da parte il tema della vita coniugale e del potere corrotto Volo affronta una tematica più complessa e interiore. La malattia, la paura della morte, il cambiamento del proprio animo appaiono costantemente sullo sfondo della pellicola. Lorenzo è una persona arrogante, che dà tutto per scontato e tratta le altre persone come oggetti. Pensa ai soldi e al successo e poco importa se la strada per raggiungerli è lastricata di ignoranza. Perciò la sua ragazza non è tale se questo può nuocergli alla carriera e il suo testimone in aula giura il vero (o falso) a pagamento. Fino a quando la minaccia di una malattia lo riporta con i piedi per terra. In ospedale Lorenzo conosce Giovanni, un camionista. A differenza sua Giovanni affronta la degenza in ospedale con serenità e distacco ed è aperto con tutti. All’inizio tra i 2 i rapporti sono tesi ma poi nasce una forte amicizia. Lorenzo torna a a casa e decide di esaudire un desiderio dell’amico Giovanni: andare da sua figlia Trecy e portarla da lui. Il viaggio segnerà il definito cambiamento di Lorenzo.
Fabio Volo riesce nel suo intento, quello di far riflettere. Poca comicità in questo film, poche battute, niente romantiche storie d’amore nate per caso. Questa è la principale novità della pellicola che delude, data la presenza di Volo, chi si aspetta grandi risate. Ma questo forse è una segno di maturità dell’attore/comico lombardo che affronta tematiche davvero complesse. Non che la voglia di riflettere sia presente solo in questo film (basta pensare alle sue precedenti esperienze) ma qui è particolarmente presente, costante senza una battuta che sia in grado di strozzare il nodo alla gola che colpisce qualsiasi spettatore. D’altronde solo un malato su due sconfigge la malattia e vivere vuol dire anche sopravvivere. Bravo Fabio Volo, bravo a riprodurre sul grande schermo momenti che nella vita ciascuno di noi prima o poi affronta o che ha già vissuto. Vivere significa anche soffrire ricorda Volo, battersi, lottare e alla fine trarre da quello che ci è accaduto importanti insegnamenti.
Attorno a Volo tanti personaggi, famosi e meno. C’è Anita Caprioli, presente in tante pellicole nostrane (ad es Manuale d’amore), Ninetto Diavoli, che ha recitato sotto Pier Paolo Pasolini in tanti suoi capolavori e molti altri. Tutti abbastanza bravi, anche se la recitazione passa in secondo luogo rispetto al dramma che si compie, all’esigenza di ripercorrere la propria vita chiedendosi se è stata spesa bene. Anche Fabio volo qui è più spento rispetto al solito ma come si è detto prima ha il merito di rappresentare la vita vera sul grande schermo. Il regista E. Cappuccio, personalmente abbastanza sconosciuto, in questo film è bravo a dettare i tempi e dare spazio a Lorenzo (F.Volo) e ai suoi tormenti.
Piccola curiosità. Il film in parte è girato ad Imola. Ma solo alcune location (l’ospedale di Montecatone, la piscina comunale, alcuni esterni) lo ricordano e perciò una piccola delusione per coloro che sono curiosi di vedere riprodotta la nostra città sul grande schermo.
Il Gorgonauta.