Il 13 dicembre sul New York Times è uscito un articolo di Ian Fischer (corrispondente a Roma del giornale statunitense) che parla dell’Italia e del suo futuro. L’impressione che si ricava è che il nostro paese è destinato al fallimento, a diventare, testuali parole, la Florida dell’Europa, il paradiso dei pensionati. Se è lecito che ognuna dica la sua ed esprima la propria opinione non sono però d’accordo nel bocciare l’Italia e di guardarla dall’alto al basso, anche perché la lezione proviene da un paese che non può certo dirsi l’attuale paradiso terrestre come vedremo tra poco.
Ecco allora che è giusto richiamare i problemi e tenerli ben vivi nella memoria collettiva ma non usarli per facili ed eccessive condanne. Il New York Times crede che L’Italia sia composta da 57 milioni di ebeti e cita come unico esempio Beppe Grillo. Tuttavia non ricorda che lo stivale è riuscito a venir fuori da situazioni ben più difficili (basta pensare al dopoguerra e al boom economico, ottenuto anche grazie agli aiuti internazionali ma non solo) e che nel nostro paese molta gente è consapevole dei problemi esistenti e che cerca in qualche modo di risolverli. E poi che dire, il New York Times si limita in molti casi a scoprire l’acqua calda, a parlare di cose che appartengono, nel bene e nel male, al nostro stile di vita o che da tempo sono al centro del dibattito nel paese.
Ma di cosa parla il novello Nostradamus?
Italiani infelici. L’Italia è il paese più depresso d’Europa dice il Times. Paura del futuro e abbandono di ogni speranza sembrano le cause principali di tanta infelicità. Ma se è anche così si può giudicare un paese da uno stato d’animo? Io non ne sono sicuro dato che la felicità è un sentimento personale che può variare di giorno in giorno. E invece essa è presa a parametro addirittura per prevedere il futuro, quando l’essere umano non è neanche in grado di prevedere le previsioni del tempo al di là di qualche giorno. E poi siamo solo noi gli infelici? In America invece no, regna la gioia ma il Times forse ha dimenticato che 10 giorni fa un ragazzo ha sparato sulla folla in un centro commerciale perché si sentiva un perdente. Punti di vista che dire, noi siamo infelici e normalmente non ci spariamo addosso, loro sono felici e si ammazzano per strada.
Economia in declino. La nostra economia dice il Times, è destinato a crollare dato che le piccole e medie imprese non potranno reggere la concorrenza cinese. Solo i grandi marchi potranno salvarci ma non nel lungo periodo. E poi la crescita economica così come gli investimenti all’estero sono tra i più bassi d’Europa mentre il debito e la spessa pubblica italiana continuano a salire. Anche in questo caso, certo, in Italia i problemi economici non mancano ma il Times forse scorda che i fallimenti avvengono da noi come da loro (vedi la vicenda Enron), che la crisi dei mutui che ha messo in ansia i mercati globali ha avuto origine in America, che il debito pubblico americano non è certo pari a zero e che la loro spesa pubblica è bassa solo perché, a differenza dell’Italia, settori come la sanità ed l’istruzione solo in minima parte sono pubblici. Insomma persone indigenti non mancano ne dà una parte né dall’altra.
Politica da buttare. Gli italiani non amano i loro politici e questa sfiducia verso le istituzioni si rifletta sulla loro felicità. Gli ultimi governi hanno deluso in quanto non hanno mantenuto le promesse fatte e l’ascesa del comico Beppe Grillo dimostra quanta distanza si è venuta creare tra il popolo e il sistema politico. Niente di più vero, mai quanto oggi i politici sono i bersagli del malessere popolare, ma anche in America può dirsi che il presidente G.W Bush non se la passi sempre bene e che certe sue decisioni in politica estera non l’abbiano reso molto polare.
Il Times parla poi della società italiana, del suo invecchiamento (e di molto altro, che qui non espongo per non essere prolisso). Ma anche in questo caso sono forse problemi nuovi di cui in Italia non si è mai sentito parlare? Nel nostro paese non si discute solo del rosso nei semafori, come pensa il giornale statunitense, ma anche dei problemi che però molte volte rimangono sulla carta in quanto manca l’effettiva volontà di risolverli. Insomma niente scuse per l’Italia, nessun divieto al Times di esprimere il proprio punto di vista ma nello stesso tempo richiesta di maggior cautela quando si parla del futuro di un paese che cmq mantiene dentro di sè grandi qualità e risorse. Nessuna pronuncia di morte quando la sentenza non è stata ancora scritta.