In questi giorni in America sono iniziate le primarie per eleggere i 2 candidati, uno democratico, l’altro repubblicano, che si fronteggeranno per la conquista della Casa Bianca. Quello che si sta svolgendo in questi giorni quindi non è altro che il primo tassello di un puzzle che si completerà il 4 novembre 2008, giorno cui verrà eletto il 44° presidente degli Stati Uniti d’America.
La procedura è abbastanza complessa perciò mi avvalgo dell’aiuto di Wiki. L’elezione del presidente americano avviene in due fasi, una prima non prevista dalla Costituzione, una seconda che invece lo è. La prima fase, o fase delle Elezioni Primarie, consiste nell’elezione dei candidati alle cariche di Presidente e di Vice Presidente, e avviene nelle Convenzioni Nazionali dei due partiti, quello democratico e quello repubblicano. Ogni Stato elegge (come, lo decide lui) un certo numero di delegati che parteciperanno alla convenzione nazionale (la quale nominerà il candidato alla presidenza). Ogni candidato cerca di far eleggere i delegati a lui favorevoli in modo da ottenere la vittoria alla Convention nazionale (nella quale si trovano, diciamo di diritto, i super delegati, ossia governatori, membri del congresso, alte personalità dei 2 partiti). L’Iowa tradizionalmente è lo stato che per primo elegge i candidati, seguito a ruota da New Hampshire (8 gennaio), Michigan (15 gennaio), South Carolina (19 gennaio per i repubblicani e 26 gennaio per i democratici), Florida (29 gennaio), Maine (2 febbraio per i repubblicani, 10 per i democratici) e da 22 Stati il 5 febbraio, il super martedì, giorno nel quale molto viene deciso per i tanti delegati in palio. Fino a giugno seguono poi i rimanenti Stati. Hillary Clinton e Barack Obama, in campo democratico, sono i favoriti mentre tra i repubblicani solo Rudolph Giuliani e John McCain sembrano avere le chance giuste per arrivare fino alla fine.
Hillary in difficoltà. Il 3 gennaio l’Iowa ha dato vita alle sue elezioni, i cosiddetti caucus, e le sorprese non sono mancate. Tra i democratici Obama ha trionfato relegando H.Clinton al terzo posto mentre in campo repubblicano ha vinto Mike Huckabee, l’ex governatore dell’Arkansas.
Per l’ex first lady si parla di un’amara sconfitta e si pone già la necessità di recuperare/vincere in New Hampshire, per evitare al suo rivale una marcia trionfale fino alla casa bianca. Si è detto di un suo ritiro dalla campagna elettorale (subito smentito) mentre ad alcuni elettori Hillary si è rivolta in modo commosso. Per alcuni un segno di debolezza, per altri un’astuta mossa politica. Insomma il cammino per H.Clinton sembra tutto in salita ma questo, ricordiamolo, è appena all’inizio e chi la conosce bene giura che la donna non si arrenderà facilmente. Su di lei inoltre pesa il marito Bill, per alcuni un fardello, per altri un asso nella manica data l’alta popolarità che l’ex presidente americano ancora riscuote su ampie parti della popolazione. Ma gli americani sembrano non voler l’esperienza (parola chiave della campagna di Hillary) maturata dalla donna accanto al coniuge, il 2x1 (votando 1 ne prendi 2) e non vogliono sentir parlare di passato, cosa che lei, ma soprattutto Bill, rappresenta bene. Aggiungiamo l’incapacità dell’ex first lady di scaldare il pubblico e la ragioni della sua sconfitta In Iowa appaiono chiare, lampanti.
Obama alle stelle. Obama invece è l’uomo nuovo, capace di arrivare fino al cuore della gente. Parla di cambiamenti e di speranza, e così facendo sembra incantare l’America (chiedendogli anche di credere, di aver fiducia in lui). Il Time l’ha già individuato come nuovo presidente degli Stati Uniti mentre nel New Hampshire Obama sembra avviato ad una nuova vittoria (2 villaggi, dicono i giornali, già conquistati). Le ragioni del suo successo in realtà sono semplici. L’America vuole rompere con il passato, vuole qualcosa di nuovo e un futuro diverso. E questo senatore di colore rappresenta il nuovo corso, la realizzazione del sogno americano. E’ giovane quindi lontano dalle contaminazioni della cattiva-politica, ah costruito da solo la propria fortuna, entusiasma e crea grande calore, è capace di dialogare con i giovani e usa i loro stessi mezzi di comunicazione (ossia internet) ed infine cita, nonché assomiglia, a grandi figure della storia americana come Lincoln, Kennedy e Martin Luther King. I suoi punti deboli? Si dice in primis l’inesperienza, soprattutto a livello politico, poi l’incapacità di mantenere tante promesse e infine il fatto di non aver un programma chiaro e preciso (Tutte cose che H.Clinton cercherà di sfruttare a suo favore).
E tra i repubblicani? Qui la lotta è meno avvincente e quindi meno interessante dal punto di vista mediatico. Tra tanti candidati nessuno al momento sembra avere le percentuali per prevalere e vincere e solo su alcuni, come detto sopra, si ipotizza qualcosa. Aggiungiamo infine 8 anni di presidenza Bush, elemento non trascurabile e capace di far riflettere.
Come andrà a finire non si sà, la lotta è appena agli inizi e tutto può ancora succedere. Certo è che l’Iowa al momento (e Obama nè è il segno) vuole un taglio netto con il passato, desidera risolvere la polveriera irachena e spera in un presidente non guerrafondaio ma interessato ai problemi interni del paese, dal lavoro alle tasse, dalla sanità alla stabilita economica.
H. Clinton nel frattempo ha vinto in New Hampshire grazie al voto degli indecisi e delle donne. A questo punto possiamo proprio dire che ogni Stato farà storia a sè. A presto.
Il Gorgonauta.