Nella partita Inter-Fiorentina del 2 dicembre 2007 si assiste ad uno spettacolo insolito : i giocatori di entrambi le squadre a fine gara si stringono la mano al centro del campo. E’ l’adattamento del cosiddetto terzo tempo, pratica in voga nel rugby che lì consiste in un banchetto con gli avversari a fine incontro promosso dalla squadra di casa in un clima di serenità e fair play. La Lega Calcio resta piacevolmente sorpresa dall’evento (nel gergo del calcio in realtà si parla di corridoio o tunnel, semplice omaggio tra vincitori e vinti) e decide di applicarlo da gennaio 2008 a tutti i campi di serie A.
Subito si parla di un’iniziativa stupenda, magnifica, fatta passare come la pozione magica in grado di risolvere tutti i problemi del calcio. Ma è veramente così?. I fatti dicono il contrario : in campo il più delle volte si stringe la mano solo perché così si deve fare, allenatori si fanno espellere per saltare l’‘appuntamento con l’avversario a fine partita (vedi cosa dice la gazzetta dello sport …Peccato che Ulivieri si sia fatto espellere, lui (presidente dell’Assoallenatori) che tanto si era speso contro l’iniziativa (“Se mi girano, non voglio essere costretto a stringere la mano a nessuno”, aveva detto…)), il pubblico fischia. Ancora la nuova regola non dura più di una giornata, infatti alla fine di Napoli-Lazio del 20 gennaio 2008 (seconda volta in cui la cerimonia è obbligatoria) il terzo tempo salta a causa delle vivaci polemiche contro la terna arbitrale da parte dei giocatori.
Insomma il problema è che nel rugby c’è una cultura sportiva del tutto differente da quella del calcio, basata principalmente sul rispetto degli avversari, che non si può importare e pretendere da un giorno all’altro. Servirà tempo. All’opposto nel mondo del pallone il concetto del fair play è chiaro solo quando fa più comodo (quando sono gli altri ad aver sbagliato) e tutti sono sempre pronti a recriminare, dal presidente al calciatore, anche al di là della giusta misura (poi se l’arbitro sbaglia va certamente sanzionato). Il terzo tempo va bene ma non risolve nulla, sopratutto in Italia, e quindi non c’è nulla da enfatizzare. Ancora non elimina la violenza che circonda il gioco del calcio.
A proposito dove sono finite le vecchie norme anti-violenza approvate all’indomani della morte di Filippo Raciti? Qualcuno è stato così stupido da applicarle? Gli stadi chiusi perché non a norma, i tornelli, il biglietto nominale e gli Stewards che fine hanno fatto? La paura è che tutto sia stato insabbiato, nascosto (almeno fino al prossimo morto, nel frattempo le società continueranno a far finta di niente, a dire ..si si provvederemo) e che il terzo tempo serva anche a questo, a tenere occupati gli stolti. Le uniche misure concrete? Ogni tanto qualche campo squalificato per uno o due turni, stop a qualche tifoseria e, udite udite, il meraviglioso super TERZO TEMPO.
Che dire? Invece di risposte ecco un gesto privo di qualsiasi significato anche per gli stessi protagonisti del mondo del calcio (leggasi calciatori, allenatori, ecc).
Un mezzo (ma anche triste) applauso tra tante perplessità.
Il Gorgonauta.