Strano, non mi sembrava di aver acceso il pc… uhm… chi ha installato Hitman, va bé, non si dice mai di no ad una giocata… Che presentazione lunga… ahhh, ecco 47, vediamo un po’… wow, che grafica iperrealistica… aspetta, ma non sono davanti al PC! E chi è tutta questa gente attorno!!!
Checché pensiate, il cappello introduttivo qui sopra non racconta il mio ultimo incubo a base di overdose ludiche e dell’ultima scorpacciata di “peperonata della nonna”. Ho semplicemente visto l’ultimo film del misconosciuto Xavier Gens, interpretato dal leggermente più conosciuto (ricordate il cattivo di Die Hard 4.0?) Timothy Olyphant e devo dire che mi è piaciuto, e anche parecchio :P.
The Silent Assassin
Per tutti coloro che non sono a conoscenza delle gesta del killer dall’alopecia facile di nome 47, faccio un breve riassunto delle puntate precedenti.
Nel novembre 2000 (eoni fa, ludicamente parlando) quei geniacci danesi della IO Interactive pubblicano un gioco assolutamente politically uncorrect.
Il suo nome è “Hitman: Codename 47”; un TPS, third person shooter o sparatutto in terza persona che dir si voglia, che mette ai comandi del giocatore un pelatone col codice a barre stampato sulla nuca al quale vengono assegnate missioni più o meno impossibili da portare a termine da una fantomatica Organizzazione.
Niente di eccezionale detto così, ma, nella scena videoludica del tempo, vi assicuro che riuscì a riscuotere non pochi consensi, soprattutto perché metteva il giocatore, dopo i primi vagiti di un isometrico GTA, nei panni del “cattivo” di turno.
Dunque, senza farsi troppi scrupoli, ci si doveva armare di sangue freddo e guidare 47 attraverso un’intricata selva di missioni in giro per il globo, assassinando il più silenziosamente possibile il malcapitato obbiettivo. Ovviamente di pari passo al compimento delle missioni il nostro 47 acquisiva sempre più denaro da spendere in oggettini calibro 7.68 come il fucile da cecchino Dragunov o i più classici AK-47 e Hardballer. Ovviamente non poteva mancare una storia degna del personaggio che legasse ad un filo narrativo tutte le missioni e Codename 47 (primo capitolo di altri 4 sequel videoludici) racconta proprio le origini del nostro anti-eroe. Scopriamo infatti che 47 si chiama così perché è il 47° esperimento dell’Organizzazione, impegnata nello sviluppo di super-assassini geneticamente modificati, ma il caro 47 si rivela tutt’altro che controllabile e alla fine sarà il creato a uccide i propri creatori.
Blood Money
Sorvolando sui sequel più o meno riusciti del primo videogioco concentriamoci ora sul film, Hitman: L’assassino.
Da purista del genere devo dire che ho un po’ storto il naso all’inizio della pellicola: nei primi minuti del film viene raccontata l’infanzia di 47 in cui, al contrario del videogioco, non si accenna minimamente agli esperimenti genetici ma si parla solo dell’Organizzazione come di una congregazione para-religiosa che raccoglie piccoli orfani in giro per il mondo e con ferrea disciplina li trasforma in macchine per uccidere.
Con lo scorrere dei minuti tutto diventa più familiare, al solito 47 deve freddare qualcuno ma, altrettanto al solito (per chi lo conosce bene) si trova invischiato in un gioco di poteri più grande di lui. Come nei videogiochi della serie, 47 fa la conoscenza di un’avvenente ragazza, Nika(interpretata dalla bella Olga Kurylenko), ma come consuetudine il destino di 47 non è quello di sciogliersi in mielose smancerie, ma piuttosto quello di seminare morte al suo passaggio.
Non rivelo altre indiscrezioni riguardo alla trama del film, ma vi posso dire che chi ha giocato alla serie di Hitman non potrà che apprezzare questo film. Non sono rari i momenti di “fusione” tra gioco e film (soprattutto durante le riprese del protagonista di spalle) e probabilmente anche gli amanti dei film d’azione non sapranno dire di no al pelatone armato importato dal mondo dei videogames.