Oggi 10 febbraio, in Italia, apparentemente nel silenzio, ricorre il giorno del ricordo, per non dimenticare le vittime delle foibe, dei campi di internamento jugoslavi e l’esodo di migliaia di Italiani dall’Istria e dalla Dalmazia alla fine della seconda guerra mondiale. In queste sede non ripercorrerò tutti gli eventi del secondo conflitto mondiale, è sufficiente leggere qualche libro di storia. Basta dire che dopo la nazionalizzazione forzata intrapresa dal fascismo nei territori acquistati dall’Italia all’indomani del primo conflitto mondiale, dopo la feroce e spietata occupazione militare (italiana e tedesca) dei Balcani e anche dell’Istria e della Dalmazia, nell’area si sviluppò un intenso movimento partigiano. Alla fine della guerra, e già prima, al momento dell’armistizio italiano nel 1943, gli italiani furono oggetto di vendetta e di una spietata pulizia etnica al fine di evitare qualsiasi contestazione/opposizione sulla futura appartenenza dell’area. Si dice che furono uccisi solo fascisti e criminali di guerra ma, come è vero questo, è anche vero che molti innocenti furono coinvolti nella strage, spesso solo perché Italiani.
Dopo e in seguito al trattato di pace del 1947 che assegnava alla Jugoslava l’Istria, tranne il territorio libero di Trieste (diviso in zona A, amministrata dagli angloamericani e restituita all’Italia nel 1954, e zona B, amministrata dall’esercito jugoslavo e poi consegnata definitivamente alla Jugoslava), la Dalmazia ed altri territori migliaia di connazionali lasciarono la loro terra, le loro case per approdare nei porti italiani e continuare a vivere in Italia. Dopo la guerra un vergognoso silenzio scese, per ragioni di opportunità , sia in campo italiano (per dimenticare la fase del conflitto combattuto con i nazisti e la sconfitta) sia in campo Jugoslavo, sulle vicende appena citate.
Ma cosa sono le foibe? Una foiba è una cavità carsica, solitamente di origine naturale (grotte), con ingresso a strapiombo (da wiki). Da sempre utilizzate come luogo per occultare cose e persone, durante e alla fine della seconda guerra mondiale furono usate prima dai nazifascisti e poi dai partigiani titini per far sparire in modo silenzioso e rapido soldati dell’asse, oppositori politici, fascisti e italiani. Il numero delle vittime non si saprà mai dato che solo alcune cavità sono state esplorate (oltretutto in parte) e non esistono documenti/registri con il numero esatto delle persone uccise/scomparse. Questione di per se di poca importanza dato che già la morte di un singolo uomo innocente è un crimine.
Questa giornata ricorda tutto questo, ricorda che per un’ideologia, che sia di destra, che sia di sinistra, si possono commettere errori, crimini, ingiustizie. Strumentalizzare questa giornata non serve a nulla, ma anzi può suonare come un’offesa per tutti coloro che hanno vissuto questa esperienza, perdendo la vita. Discutere su cosa sia più crudele o disumano, un forno crematorio, un gulag o una foiba è in primo luogo ingiusto in quanto crea una sorta di gerarchia dei crimini, dice quali morti sono da ricordare e quali no, e in secondo luogo rischia di far dimenticare che in ogni caso, come lo si voglia chiamare, un crimine è stato commesso e delle persone hanno perso la vita.
Da questa giornata quindi un forte messaggio di pace contro ogni guerra e sopruso, un giorno dedicato ancora una volta alla memoria e alla riflessione, dove non ci devono essere spazi per polemiche e accuse dato che questa tragedia è sopratutto una tragedia italiana e se avessimo vissuto in quel tempo, nelle foibe, solo perché italiani, solo perché contrari ad un’idea, avremmo avuto la possibilità di finirci anche noi.